La riforma della giustizia è uno dei punti cardine dell’azione del governo Meloni, è alta la tensione tra magistratura e politica. Intervistato dal Dubbio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani non ha usato troppi giri di parole: “Dico soltanto che l’Italia ha bisogno di una profonda riforma della giustizia, che è nell’interesse della giustizia stessa, che è al di sopra della politica, dei politici, dei magistrati”.
Il vice premier ha proseguito il suo ragionamento: “Non è contro i magistrati. Anzi è importante per valorizzare i magistrati giudicanti. Ma anche quelli che sono parte della pubblica accusa saranno tutelati. Faranno parte di quel processo che dovrà vederli insieme agli avvocati, confrontarsi e avere un processo giusto. (Nel suo intervento Tajani ha ricordato che la separazione delle carriere è nel programma di governo; che il garantismo è principio fondamentale di FI, ndr)”.
L’analisi di Antonio Tajani
“Forza Nordio su tutto”, il principio di Forza Italia a tutela del garantismo. Ma senza dimenticare il contrasto alla criminalità organizzata, previsto dalla riforma del Guardasigilli. Ma non è tutto. Antonio Tajani a proposito di garantismo ha citato un suo avo, il magistrato Diego Tajani, ministro della Giustizia nell’Ottocento: “C’è tutto su Wikipedia (sorride il nuovo leader azzurro, reclamato ora dall’abbraccio dei suoi, ndr). Diego Tajani, nativo di Cutro, che ha dato per questo significativo antenato la cittadinanza onoraria al ministro degli Esteri e segretario di FI, fu ministro dei governi De Pretis. Da avvocato difese i superstiti della spedizione di Sapri, riuscendo a mitigare le loro pene. Perseguitato dalla polizia borbonica, dovette andare in esilio in Piemonte. Tajani ha ricordato per la prima volta di avere una figura così nel suo albero genealogico quando ha ammonito: «Dobbiamo andare avanti sul garantismo, che non significa essere deboli o conniventi con chi commette crimini, ma essere figli della nostra cultura giuridica: il diritto romano e Cesare Beccaria. In dubio pro reo…”.