Sembra vicino l'accordo di pace fra Armenia e Azerbaigian grazie al “ponte Trump”, un corridoio supervisionato dagli americani
L’Armenia e l’Azerbaigian avranno a breve un “ponte Trump“, un corridoio che collegherà le due nazioni, da sempre ostili. Il nome è stato scelto in onore proprio del presidente degli Stati Uniti, il tycoon newyorkese, che in queste ultime settimane si sarebbe speso affinchè i due Paesi sancissero la pace. A riportare la notizia è il Periodista Digital, testata spagnola, secondo cui vi sarebbe un memorandum al momento non ancora reso pubblico fra i due Paesi suddetti nonché gli Stati Uniti, che sarebbe già stato approvato e che avrebbe risolto la diaspora armena.
Si verrebbe appunto a creare un corridoio lungo 32 chilometri, il cosiddetto “ponte Trump” o “corridoio Trump”, che passerà dalla regione armena di Syunik, arrivando all’Azerbaigian e collegando quest’ultima a Nakhchivan, una sua enclave. Da anni, dopo la guerra del 2020, il governo azero chiede all’Armenia appunto un “passaggio” e finalmente sembra che le due nazioni abbiano trovato la quadra grazie alla mediazione del presidente Trump.
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Si tratta di un corridoio che verrà utilizzato per il trasporto merci e che sarà gestito da una società privata americana grazie alla presenza di un migliaio di combattenti sul luogo, “autorizzati ad usare la forza”. Il 30 per cento dell’utilizzo di questo percorso verrà versato nelle casse dello stato armeno, e così saranno tutti felici e contenti. Donald Trump, commentando l’accordo, ha parlato di “magie” da parte degli Stati Uniti, senza però fornire ulteriori dettagli in merito.
Anche il presidente azero, Ilham Aliyev, ha lasciato intendere che un accordo di tale tipo era ormai vicino ad essere siglato, parlando negli scorsi giorni ad Abu Dhabi: “Le nostre merci e i nostri cittadini non dovrebbero vedere ogni volta il volto di una guardia di frontiera armena. Questa è la nostra richiesta. È una richiesta legittima, una richiesta giusta. Altrimenti, i nostri cittadini saranno in pericolo”.
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Il 12 luglio scorso era invece stato l’ambasciatore americano in Turchia Tom Barrack a lasciar intendere cosa sarebbe accaduto: “Quello che succede è che l’America arriva e dice: ‘Ok, ce ne occupiamo noi. Dateci i 32 chilometri di strada in affitto per cento anni, e potrete condividerli tutti'”.
Va precisato che comunque l’Armenia fino ad ora ha sempre negato la possibile presenza degli Stati Uniti nel corridoio anche se lo scorso 16 luglio il primo ministro Nikol Pashinyan aveva fatto sapere che gli americani avevano presentato un’offerta per appunto sbloccare i collegamenti di transito regionali attraverso il loro Paese, senza però specificare di quali tratte parlasse, “qualsiasi questione – aveva specificato settimana scorsa – viene discussa sulla base dei principi di integrità territoriale, sovranità e giurisdizione dell’Armenia”. Vedremo come evolverà la vicenda ma la sensazione è di essere di fronte davvero ad un punto di svolta.