E’ pesantissimo il bilancio a seguito dell’assalto al parlamento del Brasile: gli arresti sono stati a centinaia anche se i numeri sono un po’ discordanti. Per i media brasiliani, come riferisce Repubblica, si parla di 150 fermi, ma il ministro della giustizia sale a 200, mentre il governatore di Brasilia a 400. Le “gesta” dei sostenitori di Bolsonaro sono state condannate all’unanimità, a cominciare dal presidente Lula che ha puntato il dito anche nei confronti delle forze dell’ordine spiegando che: “La polizia è incompetente o in malafede”.
Proprio per questo, come già spiegato, è stato rimosso il responsabile del distretto di Brasilia e ne è stato chiesto l’arresto: si tratta dell’ex responsabile della sicurezza di Bolsonaro. Intanto su Facebook la società Meta, a cui capo vi è Zuckerberg, ha definito le rivolte brasiliane un “evento di violazione”, spiegando che avrebbe “rimosso il contenuto che sostiene o elogia” coloro che hanno assaltato il parlamento di Brasilia e i vari edifici governativi. “Prima delle elezioni, abbiamo designato il Brasile come luogo temporaneo ad alto rischio e abbiamo rimosso i contenuti che invitano le persone a prendere le armi o a invadere con la forza il Congresso, il palazzo presidenziale e altri edifici federali”, ha aggiunto il presidente Andy Stone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ASSALTO AL PARLAMENTO IN BRASILE, LULA: “TERRORISTI E FASCISTI”, BOLSONARO “ILLEGALI”
Sembrerebbe essere tornata alla normalità la situazione in Brasile dopo che migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, hanno preso d’assalto il parlamento di Brasilia e le principali sedi delle varie istituzioni. Le forze dell’ordine locali hanno liberato tutti gli edifici governativi ma non sono mancati momenti di tensione con la folla, e alla fine gli arresti sono stati a centinaia. Le autorità hanno istituito dei cordoni a protezione del parlamento di Brasilia e non solo, ma molti sostenitori di Bolsonaro sono riusciti a superare le barriere, accedendo al parlamento, così come al palazzo del governo, l’edificio del Planalto, e a quello della Corte Suprema.
Condanne pubbliche da parte dei principali leader politici brasiliani, a cominciare dal presidente Lula, eletto poche settimane fa, e al momento in vista presso lo Stato di San Paolo in alcune zone alluvionate, che ha definito gli assaltatori dei veri e propri “terroristi”, parlando poi di attacco “vandalo e fascista” e decretando l’intervento delle forze federali. “Queste persone devono essere punite in modo esemplare – le sue parole in conferenza stampa – pagheranno con tutta la forza della legge”. Anche l’ex presidente Jair Bolsonaro, che non si trova più in Brasile ma in Florida, ha voluto esprimere il suo dissenso pubblico.
ASSALTO AL PARLAMENTO IN BRASILE, RIMOSSO IL CAPO SICUREZZA DI BRASILIA
Attraverso un tweet ha spiegato: “Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”, prendendo poi le distanze dall’assalto al parlamento del Brasile: “Respingo le accuse, senza prove, attribuitemi dall’attuale capo dell’esecutivo del Brasile. Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”.
Secondo alcuni testimoni sarebbero stata almeno 10-15mila le persone che hanno tentato di assaltare le sedi delle istituzioni al grido di “pulizia generale!” e cantando l’inno nazionale brasiliano. Numerosi i video pubblicati in rete che mostrano atti di vandalismo e distruzione, fino all’ufficio del presidente della Repubblica. Sotto accusa è finito anche il responsabile della sicurezza di Brasilia, Anderson Torres, che è stato rimosso e per cui è stato chiesto l’arresto. Ma lui si difende: “il vandalismo e la depredazione saranno combattuti con il rigore della legge”.