Claudio Durigon e Giancarlo Giorgetti hanno intenzione di fermare il fatidico aumento dell'età pensionabile 2027 con un nuovo Decreto.
Entro il 1° di maggio vi è la possibilità di poter bloccare l’aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027 come avrebbe stimato l’ISTAT. Per farlo Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, ha spiegato che con una manovra immediata si potrebbe fermare il fatidico rialzo di 3 mesi.
Si potrebbe riuscire nell’intento versando – almeno ipoteticamente – 200 milioni di euro in questa prima manovra bloccante. Se così fosse, l’opzione verrebbe validata entro un mese e inserita contestualmente nel Decreto 1° maggio.
Va fermato l’aumento sull’età pensionabile del 2027
Solitamente l’ISTAT rivela i dati utili a decretare il fatidico aumento dell’età pensionabile. Dal 2027 ad esempio, si stima che il requisito per uscire dal lavoro con “la vecchiaia” potrebbe essere rialzato di ulteriori 3 mensilità.
Lo scenario ad oggi è poco chiaro. Da un lato l’incremento quasi sicuro di 3 mesi, dall’altro il sottosegretario Durigon che insiste che il Governo attuerà delle misure finalizzate a limitare il rialzo che incute timore ai futuri pensionandi.
Al momento sarebbero Claudio Durigon insieme a Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, i principali artefici e volontari dell’ipotetica misura da 200 milioni di euro finalizzata a bloccare il rialzo delle mensilità come requisito minimo per erogare il trattamento pensionistico.
Se la misura non dovesse produrre i suoi effetti, i futuri pensionati saranno costretti ad aspettare 3 mesi in più prima di ricevere il trattamento per la vecchiaia e le medesime condizioni per il cedolino anticipato.
Ulteriori misure sul Decreto 1° maggio
Bloccare i fatidici 3 mesi come aumento sull’età pensionabile non è l’unica misura ci si aspetta nel prossimo Decreto. Si vorrebbe ad esempio, migliorare la condizione lavorativa grazie al rinnovo dei contratti di 2° livello.
Ma si punterà anche a fermare e correggere l’errore dell’Agenzia delle Entrate che in alcuni casi ha valutato l’acconto Irpef su 4 aliquote e non sulle attuali 3. Se il conteggio non venisse rettificato molti contribuenti si ritroverebbero una precompilata errata e non congrua.
