Automotive italiano in crisi profonda. E l’autunno sarà peggio. Bisogna costringere la UE a intervenire come hanno fatto gli agricoltori con i trattori

I dati dell’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) sono impietosi: la produzione del settore automotive in Italia da gennaio a giugno è calata del 17,3%, mentre la fabbricazione di autoveicoli è scesa del 23,5% e la loro produzione segna un eloquente -31,7%. Il fatturato, invece, nei primi cinque mesi ha visto una diminuzione del 14,5%.



Numeri pesanti che certificano la crisi profonda di un settore che, nonostante l’emergenza, sta ancora aspettando interventi risolutori da parte dell’Europa. Il momento è grave e bisogna intervenire subito, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico: l’intero comparto deve muoversi con decisione per chiedere a Bruxelles provvedimenti immediati per il rilancio.



Il modello deve essere quello delle proteste degli agricoltori, che hanno fatto sentire a gran voce le loro richieste alla UE. Ne va della sopravvivenza di un settore industriale decisivo per l’economia continentale.

Un calo a due cifre per tutti i parametri: l’automotive italiano sta crollando?

Siamo in una situazione estremamente pericolosa: nei primi sei mesi dell’anno sono state prodotte 136.500 auto contro le quasi 200.000 dell’anno scorso. Come ha denunciato anche la FIM-CISL nell’ultimo rapporto, in Italia se ne producevano molte di più. Se i cinque stabilimenti del gruppo Stellantis realizzano così poche macchine, non basta rispondere con la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali. Possono tamponare la situazione per un anno, un anno e mezzo, ma non è possibile andare avanti così. Spero che Stellantis anticipi la presentazione del suo piano annunciato per il 2026: la produzione della 500 ibrida a Mirafiori non basta. Ne va del futuro di Pomigliano, Mirafiori, Melfi, Cassino.



Il calo della produzione è veramente impressionante: la tendenza qual è? In autunno la produzione potrebbe peggiorare ancora?

Sarà un autunno sicuramente critico, in cui tutti i nodi verranno al pettine. Si tornerà a parlare del cosiddetto piano di azione della UE, annunciato e non realizzato. Il settore auto si trova ad affrontare la cosiddetta tempesta perfetta: vendite stagnanti, dazi, incertezza su veicoli elettrici ed endotermici, concorrenza cinese sempre più agguerrita. BYD Europa, ora guidata da quasi un anno da Alfredo Altavilla, ex Fiat, ex FCA, ha fatto un salto incredibile, segno che i cinesi sono avanti anni luce.

(Ansa)

Da cosa può arrivare la svolta per rilanciare il settore? Il piano di cui avevano parlato Meloni, Macron e Merz può cambiare qualcosa o anche in questo caso alle parole non sono seguiti i fatti?

Se ne è parlato, ma poi non si è mosso niente. E comunque io di Macron non mi fiderei. Di Merz non so dire: è arrivato da poco. Con loro, Meloni deve prendere in mano la situazione e farsi sentire. I francesi portano acqua al loro mulino, lo abbiamo visto con Stellantis, molto sbilanciata verso la Francia, tanto da lasciare l’Italia con le gomme sgonfie a livello di produzione.

Allora cosa bisogna fare?

Fare la voce grossa, come hanno fatto gli agricoltori, che sono andati con i trattori davanti alla sede della Commissione europea. Bisogna bussare alla porta della UE e non mettersi in posa per una foto con la von der Leyen come hanno fatto tempo fa De Meo (ex Renault), Källenius (ex ad Mercedes), John Elkann e i top manager di altri grandi marchi. Ne va della vita di milioni di persone che, se va bene, prendono 1.500 euro al mese. Occorre far sentire la voce degli scontenti, protestare. I costruttori hanno investito sull’elettrico per non pagare le multe previste dalla UE per chi non si dedica a queste produzioni, ma ora vedono che il mercato va da un’altra parte e devono riaprire il capitolo macchine endotermiche. Ma questo richiede nuovi investimenti. Insomma, devono far fronte a una spesa doppia: devono produrre più auto elettriche e diminuire le altre per non sborsare miliardi di multe, ma bisogna produrre per la gente, per il mercato, non per paura delle multe. Ci vuole un ritorno alla realtà.

Le multe, però, nel frattempo sono state sospese: serve a qualcosa?

C’è stato un rinvio di tre anni delle sanzioni, che però non significa cancellazione: il problema rimane, non adesso, ma si riproporrà domani e dopodomani. È assurdo, tuttavia, che un costruttore venga costretto a produrre più auto cosiddette a zero emissioni, che poi tali non sono se si considera tutto il ciclo della produzione. Macchine che il mercato ha bocciato. Un’assurdità contro la quale tutti quanti, anche i sindacati, dovrebbero alzare la voce.

(Paolo Rossetti)

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