Ayaan Hirsi Ali, la scrittrice "infedele" per i musulmani: "l'Islam radicale è come la mafia. Serve una battaglia culturale, più delle bombe, contro l'omertà sulla jihad"
LA “FATWA” DELLA PENSATRICE “INFEDELE”
«Il numero di estremisti islamici nel mondo sta crescendo, sempre di più. Il loro obiettivo è l’Europa, da sempre. E nelle nostre periferie trovano porose comunità dove si possono infiltrare. E nascondere»: secondo Ayaan Hirsi Ali i musulmani europei dovrebbero combattere di più anche se non per questo possono dirsi conniventi, «Buona parte delle comunità islamiche non simpatizza affatto con gli estremisti. Ma in esse ci sono componenti sociali e culturali che possono facilitare la penetrazione dei jihadisti e della loro perversa ideologia». È l’omertà la chiave di volta secondo la scrittrice considerata “infedele” dall’Islam: «È un comportamento di tipo tribale, simile a quello della mafia in Italia, che si lega ai concetti di tradizione, famiglia, identità religiosa. Ibn Khaldum, il grande filosofo arabo del XIV secolo, chiamava asabiyya questa fedeltà cieca, di sangue, impermeabile alla società esterna. Anche per questo credo poco nelle “radicalizzazioni sul web”. Ogni estremismo ha un contesto reale favorevole al jihadismo che certe moschee o famiglie aizzano». La speranza perché tutto questo possa spezzarsi però esiste e la scrittrice somala non la nasconde: «Ho cambiato idea nel tempo. L’Islam può adattarsi alla nostra società. Ma ci vuole pazienza». Critiche all’Islam ma anche ad alcuni Paesi europei dove la cultura ha lasciato campo libero al proliferare dell’islamizzazione: «Quando i Paesi Bassi mi hanno accolto come rifugiata, mi hanno dato tutto: cibo, soldi, una casa. Ma non la cosa più importante», ovvero «l’educazione ai diritti fondamentali dell’uomo, ai valori della società olandese e occidentale: la libertà, la tolleranza, la democrazia, il rispetto delle diversità. Purtroppo europei e americani li danno per scontati, non li trasmettono più, pensano che la superiorità militare e di intelligence sia sufficiente per resistere. Si sbagliano». Uno scontro di cultura, una battaglia culturale prima che religiosa: per la Hirsi Ali serve che il multiculturalismo non diventi multietnicismo, «se al suo interno si tollera la sharam, e cioè l’umiliazione delle donne musulmane, oltre alla discriminazione dei gay e l’abiura di libertà, anche di espressione, che certe culture e religioni negano, se cediamo su questi diritti fondamentali, lo scontro di civiltà in Occidente sarà sempre più devastante».
