Sono più di 19mila i bambini ucraini rapiti dalla Russia dallo scoppio della guerra: le loro storie di "russificazione" forzata
Sarebbero già migliaia e migliaia i bambini ucraini rapiti dalla Russia dall’inizio del conflitto che perdura da ormai tre anni ininterrotti, con storie che si sono (forzatamente) spezzate, nomi che si sono persi in faldoni di documenti e famiglie – letteralmente – distrutte dal regime di Kiev: un tema particolarmente importante e del quale si sente parlare almeno dal 2023 – ma in realtà anche prima – a questa parte, sul quale tornerà questa sera il cardinale Matteo Maria Zuppi durante uno Speciale del TG1 che parlerà anche dei bambini ucraini rapiti.
Partendo dal principio, è utile ricordare che il tema dei bambini ucraini rapiti dalla Russia è di vera e propria attualità sul territorio di Kiev fin dalla conquista – nel 2014 – della Crimea dopo la quale Mosca iniziò un lento (ma inesorabile) processo di russificazione delle piccolissime vittime: attualmente – complice anche l’ovvia mancanza di cooperazione da parte del Cremlino – non si conoscono gli effettivi numeri dei bambini ucraini rapiti con la stima più accreditata (quella delle Nazioni Unite) che parla di almeno 19mila casi.
Un numero – 19mila – che tuttavia tiene solamente conto dei dati ufficiali che si posseggono sui bambini ucraini rapiti dalla Russia e che non tiene conto (per esempio) degli oltre 2mila che sono considerati “dispersi”, di tutti coloro che non hanno più una famiglia in grado di sporgere denuncia o anche coloro che sono considerati – erroneamente – morti: la portata dei rapimenti potrebbe – secondo altre stime – essere facilmente superiore ai 200mila casi.
Cosa succede ai bambini ucraini rapiti: il processo di russificazione per cancellare il loro passato
Ciò che succede ai bambini ucraini rapiti dalla Russia è tendenzialmente incerto, ma sono le storie di quei circa mille 350 minori che sono stati rimpatri a darci un’idea che quello che accade una volta che finiscono nelle mani del Cremlino: i piccoli, infatti, raccontano tutti di essere stati sottoposti a un vero e proprio lavaggio del cervello utile per farli diventare – a tutti gli effetti – russi, tra gli insegnamenti forzati della lingua e processi cosiddetti “educativi” per insegnare loro la cultura russa; tutto dopo aver cambiato le loro generalità, averli assegnati a istituti rieducativi o a famiglie adottive.
Certo è che tutti i bambini ucraini rapiti dalla Russia stanno progressivamente perdendo la loro memoria, la loro origine e qualsiasi possibile legame con la loro terra e la loro famiglia biologica: proprio per questa dal 2023 a questa parte l’Ucraina ha sempre insistito in ogni occasione utile affinché la comunità internazionale lavori per riportarli a casa e restituire loro una qualche dignità personale ed è proprio qui che si inserisce il cardinale Zuppi che – assieme a realtà come il Qatar o il Sudafrica – a nome del Vaticano è riuscito a mediare la restituzione dei quei 1.350 bambini ucraini rapiti che citavamo prima.