“Basta donne che odiano uomini”/ Ondata Sud Corea anti-femminismo: ”malattia mentale”
Caos in Sud Corea con la protesta anti-femminista contro i diritti delle donne: “basta odiatrici contro gli uomini. Il femminismo è una malattia mentale”. Cosa sta succedendo

Da almeno tre anni in Sud Corea sono sempre più frequenti cortei e gruppi “anti-femministi” che contrastano le battaglie per i diritti civili: da qualche settimana però la situazione si è fatta molto più “accesa” dopo gli slogan e le manifestazioni lanciate da Bae In-kyu, il leader del gruppo “Uomo in Solidarietà”. Vestito come Joker, parla in piedi sulle auto e invita il popolo a contrastare le donne «odiatrici di uomini».
Uomini, ragazzi, semplici cittadini cercando scontri con le manifestanti scese in piazza per difendere i propri di diritti: gli slogan raccontati oggi da “Repubblica” e lo scorso 1 gennaio dal “New York Times” sono inquietanti. «Il femminismo è una malattia mentale. Un male della società. Abbasso le odiatrici di uomini. Abbasso la misandria (odio contro gli uomini, ndr)», attacca Bae In-kyu, oppure «Uccidiamo le formiche» spruzzando acqua contro le donne manifestanti da una pistola in plastico. Nasce tutto dall’inversione di tendenza lanciata dal Presidente cattolico della Corea del Sud, eletto nel 2017 autodefinitosi “presidente femminista”: dopo anni di controversi sul tema dei diritti civili, Moon Jae-in promise e ottenne un Ministero per l’Eguaglianza di Genere e per la Famiglia. La risultanza è l’aumentare di movimenti antagonisti contrari al femminismo.
SCONTRO CIVILE SUL FEMMINISMO: COSA SUCCEDE A SEUL
«Il femminismo è discriminazione di genere», attacca Moon Sung-ho leader di un altro movimento anti-femminista “Dang Dang We”, che chiede «giustizia per gli uomini». Non viene accettata l’inversione di tendenza iniziata dal Presidente Moon Jae-in, con alcuni giovanissimi antagonisti che ammettono, «Siamo puniti per gli errori delle generazioni precedenti. Il patriarcato e la discriminazione di genere sono problemi delle vecchie generazioni. Ma noi ne paghiamo il prezzo. Non è giusto!». A parlare è un anti-femminista in anonimato raggiunto dal NYT e da “Rep”: i dati che arrivano dalla Sud Corea sono impressionanti, circa il 76% dei 20enni e il 66% dei 30enni si dichiara contrario alle battaglie femministe. Dai movimenti alla politica, il partito “Potere al Popolo” (conservatori all’opposizione) è intervenuto con diversi suoi esponenti per attaccare il Ministero per l’eguaglianza di genere. Incidono in questo clima difficile ovviamente le tensioni per una situazione economica e sociale tutt’altro che semplice, la “guerra fredda” a distanza con i vicini della Nord Corea, i rapporti con Cina e Occidente: ma soprattutto incide un cambiamento radicale dell’opinione pubblica che viene visto come “pericoloso” da una frangia sempre più crescente nella società giovane sudcoreana.
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