Bastoncini di pesce non sono ecosostenibili/ Devastante aumento emissioni gas serra
I bastoncini di pesce non sono ecosostenibili: la lavorazione industriale di questi prodotti genera il doppio delle emissioni di gas serra ed è più impattante della pesca stessa

I bastoncini di pesce così amati dai bambini e ottenuti dalla lavorazione del rinomato merluzzo giallo dell’Alaska non sono ecosostenibili: a rivelarlo di recente è stato uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università della California – Santa Cruz, spiegando che l’impatto che questo tipo di produzione ha sul clima è devastante. Stando infatti ai risultati della ricerca californiana il processo di lavorazione del pesce che porta alla produzione dei gustosi bastoncini (ma in egual maniera si può parlare pure dei filetti e degli stick di granchio) genererebbe il doppio delle emissioni che normalmente produce la pesca, senza contare il livello di emissioni dei gas serra. Insomma, come già accaduto in passato a finire nel mirino è ancora una volta il settore della lavorazione dei prodotti ittici, il cui impatto sull’ecosistema è stato per tanto tempo sottovalutato e che invece sarebbe addirittura più impattante dal punto di vista dei cambiamenti climatici della stessa attività di pesca.
BASTONCINI DI PESCE “NON ECOSOSTENIBILI”: ECCO PERCHE’
Pubblicato sulla rivista “Elementa: Science of the Anthropocene”, lo studio dell’Università della California – Santa Cruz è destinata a far discutere perché rinfocola il dibattito a proposito del modo in cui il modo in cui la produzione industriale di alimenti (in questo caso la lavorazione del merluzzo giallo dell’Alaska) contribuisca ad aumentare in tutto il mondo le emissioni dei cosiddetti gas a effetto serra. Secondo i ricercatori che hanno presentato il lavoro, le nuove evidenze farebbero sorgere la necessità di affrontare in maniera diversa il problema mediante “un approccio globale per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici e le correlazioni con i danni prodotti dal settore alimentare”. Tuttavia, come è stato da più parti sottolineato, si tratta di una fetta di mercato ingente e che genera profitti astronomici per cui non solo un cambiamento di approccio potrebbe incontrare delle resistenze ma gli effetti tra qualche anno saranno esiziali. Infine, lo studio californiano ha individuato quelli che sarebbero i nodi di maggiore criticità in questa catena di produzione alimentare, mentre a sorpresa è meno impattante la fase della pesca; purtroppo ad avere effetti negativi è soprattutto la navigazione delle navi dedicate che influenzano gli ecosistemi e utilizzano spesso carburanti poco puliti.
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