Gli scenari in Francia dopo la bozza sulla Manovra di Bilancio 2026 del Premier Bayrou: la crisi di Governo, i rischi di Macron e le possibilità di Le Pen
BAYROU PREPARA UNA MANOVRA DI AUSTERITÀ NEL PIENO DEL CAOS POLITICO IN FRANCIA (E CON MACRON CHE SPINGE PER RADDOPPIARE ARMI & DIFESA)
Se già con la riforma delle pensioni si è andati molto vicino ad una caduta fragorosa del Governo di minoranza di Bayrou in Francia, con il prossimo (e più importante) piano per la Manovra di Bilancio 2026 il rischio di andare a schiantarsi in Parlamento è molto più reale, anche perché la principale artefice della tenuta dell’esecutivo di unità nazionale – Marine Le Pen – ha già fatto capire che in autunno l’esperienza di Bayrou a Palazzo Matignon potrebbe essere conclusa.
In queste ore il Premier centrista, nominato da Macron dopo la caduta del predecessore Michel Barnier, ha presentato in Assemblea Nazionale il disegno di legge sul Bilancio che mira a tagli e aumenti fiscali per un totale di 40 miliardi di euro di spesa. Ridurre il deficit verso il 4,6% del PIL (mentre era al 5,8% lo scorso anno, ndr), con un margine di manovra molto ridotto e con però il Presidente della Repubblica che spinge per un ingente raddoppio delle spese per difesa e armi.
Mentre dall’Eliseo si chiama raccolta l’impegno di tutto il Parlamento per ottenere un ingente aumento delle spese militari – «l’Europa non è mai stata così in pericolo dal 1945», ha detto nel discorso dai toni “lugubri” per la Presa della Bastiglia – l’indirizzo intrapresa da Bayrou è molto più realista e per questo rischia di rimanere ancorato al “palo” tra le varie richieste dei partiti.
Se infatti ad inizio estate il Rassemblement National di Le Pen e Bardella aveva “salvato” il Premier da una mozione di censura presentata da Melenchon e parte della sinistra francese, sulla Manovra attesa in maniera completa solo dopo l’estate potrebbe il momento dove l’RN si chiamerebbe pronto alla sfiducia in Parlamento dopo le tante promesse poco mantenute dalla maggioranza “centrista” scelta dall’Eliseo.
LA CRISI DI GOVERNO BAYROU SI AVVICINA? I PROSSIMI SCENARI VERSO L’AUTUNNO
L’ultimatum lanciato da Marine Le Pen era e rimane chiarissimo: se il Governo dovesse alzare le tasse o comunque congelare il “bilancio” – ancor peggio provando l’approvazione bypassando il voto dell’Aula (in quanto non avrebbero la maggioranza) – ecco che la destituzione diverrebbe realtà, con i voti della destra che si sommerebbero a quelli della sinistra radicale.
Bayrou propone un adeguamento “choc” da 40 miliardi per il Bilancio 2026, evitando l’aumento indiscriminato delle tariffe fiscali ma provando a puntare sulla riduzione della spesa pubblica: è però soprattutto l’anno bianco di “congelamento” delle prestazioni sociali che apre un enorme vulnus politico nel Governo Bayrou, in quanto dall’RN fino a parte dei socialisti e del NFP vedono in cattiva luce la sospensione degli adeguamenti delle spese senza tener conto dell’inflazione galoppante.
Fallite le trattative con il Partito Socialista sulle pensioni, il piano sul bilancio mette ancora più distanza tra Bayrou (e Macron) con il resto dei partiti che ancora oggi non hanno ceduto alla spinta di Melenchon nel presentare sfiducia al Governo. La crisi del debito, le richieste stringenti dell’Eliseo di aumentare i fondi della difesa, e lo scenario internazionale non favorevole impongono alla Francia una direzione al momento più spinta verso l’austerità rispetto alla spesa pubblica (o gli investimenti con i privati). Il Premier Bayrou rischia di essere così il nuovo “sacrificato” della politica macroniana di mantenimento della Presidenza (per evitare di spingere la Francia verso la destra di Bardella e Le Pen), con un autunno sempre più caldo che pare avvicinarsi a grandi passi.