Sei mesi di vita, un’operazione a cuore aperto e ora la positività al Coronavirus: non si può certo dire che finora la vita della piccolissima Erin Bates sia stata tranquilla. Né per i suoi genitori, Emma e Wayne: il papà ha raccontato al Daily Mail la grande e burrascosa avventura di questo periodo, iniziata già con il miracolo della nascita. Lo è in tutti i casi naturalmente, ma ai coniugi Bates per 10 anni era stato ripetuto che fossero sterili, e non potessero dunque concepire. Invece lo scorso ottobre Erin ha visto la luce: pesava solo 2,5 chili e, come riferito da Wayne, ha subito avuto problemi alla trachea e soprattutto una patologia cardiaca che ha reso necessario un intervento a cuore aperto. Che è riuscito, anche se naturalmente la fragilità del cuore della piccola Erin è rimasta e la bambina va tenuta monitorata.
La vicenda di Erin Bates è ancora più incredibile se si pensa che il suo teatro è l’Alder Hey Hospital di Liverpool: due anni fa la storia di Alfie Evans fece il giro del mondo, arrivò alle orecchie di Papa Francesco che volle concedere udienza privata al padre del bambino inglese, che aveva allora scatenato l’ampio dibattito sull’invadenza dello Stato, l’eutanasia e il diritto alla cura. Oggi l’ospedale torna sotto i riflettori, ma la storia è ben diversa: dopo aver subito l’operazione al cuore la piccola Erin è risultata positiva al Coronavirus. Quasi una beffa per i genitori, che hanno scelto di condividere la foto della figlia attaccata al respiratore: i bambini, lo dicono i dati, sono meno a rischio di essere contagiati ma nel caso di Erin è completamente diverso, perché la sua patologia la rende davvero esposta al virus.
Nella stanza può restare solo una persona per volta: lo fa mamma Erin mentre Wayne si è messo in autoisolamento in casa e, purtroppo, qualora dovessero risultare positivi sarebbero inevitabilmente allontanati dall’ospedale, o comunque non potrebbero entrare a contatto con la figlia. Di fronte a situazioni del genere le domande si spalancano, insieme alla consapevolezza di come la nostra vita sia davvero fragile e non nelle nostre mani, ultimamente. La speranza ovviamente è che Erin Bates possa presto tornare a casa, vincendo anche questa battaglia e potendo presto riabbracciare i suoi genitori: è naturalmente la speranza che rivolgiamo a chiunque in questi giorni e settimane di Coronavirus sta combattendo per la propria vita o aspetta che i suoi cari si riprendano.