L’Inps ha agito correttamente facendo controlli sul bonus Covid concesso ai Parlamentari. Il Tribunale di Roma ha annullato la multa di 300mila euro inflitta dal garante della privacy all’Istituto previdenziale, per aver effettuato dei controlli sul bonus Covid per gli autonomi. Il primo, del 2020, era finito nel caos a causa dei parlamentari che lo avevano richiesto. La sentenza del Tribunale di Roma ha confermato che i controlli effettuati dall’Inps sui percettori del bonus Covid, tra cui vari parlamentari, sono stati corretti. Il bonus prevedeva inizialmente 600 euro dati alle partite Iva.
L’authority dovrà ora pagare le spese processuali di 1.214 euro e quelle per i compensi professionali, ovvero 11.570 euro. Da pagare inoltre Iva, Cpa e spese generali del 15%. I controlli effettuati dall’ines avevano riguardato anche cinque parlamentari che avevano chiesto il bonus. L’Inps, secondo il Tribunale, ha usato fonti non riservate.
La sentenza del Tribunale di Roma
Come si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma: “La questione controversa verte intorno alle modalità con cui l’Inps ha eseguito una parte dei controlli di secondo livello in seguito alla erogazione del c.d. “bonus covid” erogato per disposizione di legge nel pieno dell’emergenza pandemica. Stante l’esigenza di procedere alla erogazione immediata del sussidio, è stata infatti riservata ad una fase successiva la compiuta verifica dei presupposti per ottenerlo. Sull’assunto che parlamentari ed amministratori regionali e locali ricadano nell’ambito di un regime previdenziale incompatibile con la percezione delle indennità Covid-19, l’Istituto ha operato una verifica estraendo i dati anagrafici dei titolari di incarichi elettivi dalle banche dati della Camera, del ministero dell’Interno ed in un secondo momento del Senato, ne ha estratto il codice fiscale ed incrociando il dato con i codici fiscali di coloro che avevano presentato domanda per il bonus ha individuato i titolari di incarichi politici che avevano formulato la richiesta”.
La sentenza del Tribunale si conclude così: “Non potendosi in conclusione condividere alcuno dei rilievi mossi all’ Istituto dall’Autorità Garante, il ricorso deve essere accolto. Le spese seguono la soccombenza”.