Il bonus donne è un aiuto economico che viene offerto ai datori di lavoro per incentivarli ad assumere donne all'interno della propria azienda
Arriva la misura che favorisce l’assunzione di donne con difficoltà a trovare lavoro, aiutando anche le aziende con uno sconto sui contributi da versare.
In questi giorni si sta sentendo parlare molto del bonus donne, ma non tutti hanno chiaro il suo significato. Al contrario di quanto possa sembrare non si tratta di un corrispettivo economico che viene rilasciato a donne che rispettano determinati requisiti, ma un’agevolazione per i datori di lavoro che intendono assumere in azienda persone di sesso femminile.
Il nuovo incentivo è attivo dal 16 maggio ed è stato introdotto dal Decreto Coesione e serve alle donne che sono in cerca di un lavoro stabile, passando a monte, ciò da chi dovrebbe assumerle con un bonus sul versamento delle tasse.
Un incentivo per l’assunzione femminile
Da pochi giorni è attivo il bonus donna, un incentivo pensato per favore l’assunzione stabile di donne disoccupate. Le aziende private che assumono a tempo indeterminato una donna che rientra in determinate categorie potranno non pagare i contributi previdenziali (cioè quelli legati alla pensione e alla sicurezza sociale) per un massimo di 24 mesi.
Una strategia pensata per favorire l’assunzione di donne che in questo momento sono alla ricerca di un lavoro. L’esonero è pari al 100% dei contributi dovuti dal datore di lavoro, ma con un tetto massimo di 650 euro al mese per ogni lavoratrice (650 euro è il massimo sconto mensile sui contributi e non è lo stipendio della donna).
Sono però esclusi da questo sconto i premi e i contributi destinati all’INAIL, l’ente che copre gli infortuni sul lavoro. Inoltre il bonus si applica alle assunzioni fatte tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025.
Chi deve essere assunta per poter ottenere l’incentivo?
Il datore di lavoro può beneficiare dell’esonero contributivo solo se assume donne che rientrano in una di queste due categorie:
- Donne di qualsiasi età, senza un lavoro regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, ma residenti nel Mezzogiorno (precisamente nelle regioni della Zona Economica Speciale unica che comprende Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna).
- Donne di qualsiasi età e residenti ovunque, purché senza un lavoro regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.
- Donne che lavorano o cercano lavoro in settori dove le donne sono molto poche, come ad esempio l’informatica e la tecnologia (in questi settori, le donne sono meno del 18%).
Sono invece esclusi dal Bonus Donne le famiglie o i privati che assumono donne per lavori domestici (es. colf e badanti) e anche i contratti di apprendistato, ovvero quelli destinati alla formazione professionale dei giovani. Ma anche i datori che non hanno restituito altri aiuti di Stato ricevuti in passato, o quelli che nei 6 mesi precedenti hanno licenziato personale nella stessa sede.
In poche parole, il bonus consiste nella cancellazione, per il datore di lavoro, dei costi sui contributi per un tot di tempo. Le imprese che assumono una donna con contratto a tempo indeterminato (quindi non a termine) non dovranno pagare i contributi previdenziali (cioè quelli destinati a pensione e assistenza) per quella lavoratrice fino a un massimo di 650 euro al mese, per un periodo che può andare da 12 a 24 mesi.