Il bonus pensione del 2025 non è altro che il vecchio "incentivo Giorgetti" poi rivisto. Qui la guida completa sul funzionamento e convenienza.

L’unico bonus pensione che esiste al 2025 è il cosiddetto “incentivo Giorgetti“. É un aiuto economico che è stato inserito nell’ultima Manovra di Bilancio, a favore delle lavoratrici e dei lavoratori che ancor prima del compimento dei 67 anni d’età (requisito minimo per la vecchiaia), possono decidere di continuare a lavorare ottenendo un premio in busta paga.



Il beneficio economico che viene riconosciuto ammonta al 9,19% in più (che rappresenta l’esonero contributivo che solitamente paga l’impiegato). Sicuramente un incremento significativo ma tenendo conto degli effetti collaterali nel medio e lungo periodo (come la riduzione del montante contributivo e un cedolino più basso rispetto alla somma ordinaria).



Com’è cambiato il bonus pensione nel 2025?

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Il bonus pensione rivisitato al 2025 e precedentemente battezzato “incentivo Maroni”, fa capo al precedente leghista Roberto Maroni. La norma inizialmente è stata pubblicata nel 2004, quando al Governo c’era Silvio Berlusconi, ed è rimasta in vigore per 3 anni (fino al 2007).

Inizialmente l’aiuto era più consistente, visto che il lavoratore poteva beneficiare del 33% in più in busta paga (godendo dell’esenzione dei contributi sia a suo carico che quelli sul datore di lavoro), mentre oggi è riconosciuto solo il 9%.



Tuttavia la versione del bonus è stata rivisitata e migliorata, nel 2003 infatti poteva esser richiesta esclusivamente da chi aveva i requisiti per uscire con Quota 103, mentre oggi – oltre a non pagarci tasse – la platea è più estesa ed è sufficiente far domanda online all’ente INPS, che dopo aver valutato le condizioni darà il suo riscontro entro un mese dalla richiesta.

Per più “beneficiari” si intende specificatamente ogni lavoratore (impiegato sia nel privato che nel pubblico), e che contestualmente gode dei requisiti per uscire con il trattamento ordinario anticipato ma anche con la Quota 103 (finché resiste).

Il guadagno “extra” effettivo

Un po’ di tempo fa l’UPB si è prestato ad effettuare dei calcoli sull’effettivo “guadagno extra” che potrebbe generarsi dopo che un contribuente rinvia il pensionamento usufruendo del bonus Maroni. Complessivamente, il massimo di cui poter beneficiare arriverebbe a 6.900€ annui, pur considerando dei parametri variabili, tra cui l’età con cui si esce e il suo reddito netto.

Infatti con l’aumentare dell’età anagrafica si riduce anche il beneficio, totalizzando 1.445€ in più all’anno per un contribuente che prende la scelta di posticipare l’uscita a 66 anni.

Il datore di lavoro può rifiutare il bonus?

Sia la pubblica amministrazione che un datore di lavoro privato potrebbero decidere di rifiutare il bonus pensioni. Tuttavia il potere decisionale non è “unico”, infatti è indispensabili far riferimento agli accordi individuali o sindacali nati tra l’impresa e l’impiegato.

Ci sono poi circostanze particolari che vanno valutate caso per caso. Nel pubblico ad esempio, esistono delle soglie massime imposte dalla Legge e sopra i quali non si può più lavorare (nelle scuole, Forze dell’Ordine, giustizia e trasporti), con soglie che vanno dai 65 anni fino a massimo 70.

Nel privato le imprese potrebbero prevedere delle policy specifiche per favorire un cambio generazionale o limiti specifici da rispettare.