Il MEF ha rilasciato dei chiarimenti sul bonus per la ricerca e lo sviluppo, distinguendo i crediti non spettanti da quelli inesistenti.
Il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha rilasciato dei chiarimenti sul bonus per la ricerca e lo sviluppo, dato che diverse volte le aziende italiane si sono trovate in difficoltà ad individuare gli interventi ammissibili.
“A nulla” sono serviti i modelli per far domanda, visto che la normativa conteneva – stando a quel che hanno fatto emergere molte imprese – diverse discrepanze, oggi chiarite dal MEF.
I chiarimenti del MEF sul bonus ricerca e sviluppo
Recentemente il MEF ha provveduto a rilasciare dei chiarimenti sul bonus per la ricerca e lo sviluppo, specificando i criteri d’ammissibilità ma anche le tipologie di interventi da poter ammettere nella misura. Il primo passaggio è differenziare la natura degli interventi, tra “ordinari” e “di ricerca”.
I primi (non ammessi nel bonus) si limitano a creare processi sempre più innovativi o di semplice consulenza, i secondi (rientranti nell’agevolazione), riguardano lo sviluppo sperimentale, la ricerca industriale e quella fondamentale.
Poi vanno valutati e distinti i due tipi di crediti, quelli non spettanti e quelli inesistenti. Nel primo caso si tratta di incentivi completamente inesistenti, dove non vi sono i presupposti necessari per poterli concedere.
I crediti che “non spettano”, sono quelli che potrebbero contenere degli errori di interpretazione o delle valutazioni sbagliate.
I controlli di cui il fisco è responsabile
Il MEF ci tiene a chiarire che il bonus per la ricerca e lo sviluppo è sottoposto a dei controlli mirati da parte dell’Agenzia delle Entrate. Nello specifico l’accertamento coinvolgerà l’uso di crediti che di norma non spettano ma che sono stati pagati erroneamente.
Il caso sarebbe lievemente differente qualora si tratti di un credito non spettante ma utilizzato in una definizione agevolata. A tal proposito il contribuente avrà il diritto ad un ravvedimento operoso, potendo restituito il denaro indebito senza pagare alcuna multa oppure interessi.
Nel caso in cui si violassero tali Leggi, l’impresa rischierebbe un contenzioso, dovendo pagare più del dovuto (oltre che restituire le intere somme di denaro).
