Boss Papalia ‘vestito’ da drag queen: Klaus Davi a processo
Il massmediologo e giornalista Klaus Davi, dovrà presto affrontare un processo per aver ‘vestito’ il boss Rocco Papalia con indumenti femminili, rappresentandolo in versione “drag queen” in alcuni manifesti pubblicitari affissi nel 2017 tra Milano e Buccinasco. A riportare ora la notizia è Telemia.it – ripreso da Dagospia – ma anche altri portali tra cui Affaritaliani.it. Klaus Davi sarebbe stato quindi citato in giudizio dalla procura di Milano. La prima udienza secondo quanto reso noto, sarebbe in programma per il prossimo 5 ottobre.
Secondo le accuse avanzate dalla procura milanese, nello specifico, Klaus Davi avrebbe provocato un grave danno alla reputazione del boss della ‘ndrangheta Papalia “travestendolo in versione drag queen”. A carico del giornalista anche l’accusa di essere stato recidivo dal momento che già in passato avrebbe affisso manifesti simili su altri esponenti della mafia.
Non solo il boss Papalia: le altre gesta di Klaus Davi
Era sempre il 2017 quando Klaus Davi affollò i muri di Milano con manifesti aventi per protagonisti i boss della malavita milanese. Altri li dedicò ad ulteriori città e videro protagonisti nomi del calibro di Matteo Messina Denaro, Totò Riina, Rocco Morabito, Nicola Assisi e Giuseppe Giorgi. E poi ancora, tra Reggio Calabria e Vibo Valentia non mancarono manifesti con Gino “La Belva” Molinetti e Domenico Bonavota protagonisti.
Il boss Rocco Papalia è considerato il ‘capo dei capi’ della ‘ndrangheta del Nord Italia: è stato scarcerato il 6 maggio 2017 dopo aver trascorso 25 anni in carcere a fronte di una pena di 124 anni per svariati reati tra cui traffico di droga, sequestri di persona e omicidio. Klaus Davi si sarebbe detto pronto ad affrontare il processo in merito al quale ha commentato: “Non capisco in cosa avrei leso la reputazione di Rocco Papalia. Avrei inciso sul suo percepito di maschio alfa della ‘Ndrangheta? Avrei danneggiato la sua reputazione di eterosessuale? Proprio non riesco a capire cosa ci sia di dannoso in un poster di denuncia che riprendeva le frasi di noti inquirenti: “spesso i boss si vestono anche da donna per fuggire alla cattura”. Il giornalista porterà a testimoniare Vittorio Sgarbi, Vladimir Luxuria e Platinette.