Arrivato tra lo scetticismo generale di molti tifosi che osservavano l’inesorabile andamento dell’altra sua squadra, il DC United (una delle più gloriose squadra degli Stati Uniti d’America, arrivata ultima in classifica a dieci punti dalla penultima), Erick Thohir sta pian piano convincendo un po’ tutto il panorama calcistico che la sua esperienza a stelle e strisce sia destinata a restare un caso isolato. Ospite nei vari salotti della tv italiana (prima da Fabio Fazio a “Che Tempo che fa” e poi da Pierluigi Pardo nello studio di “Tiki Taka”), il tycoon indonesiano ha già fatto capire quali saranno le sue linee guida per riportare l’Inter alle posizioni che le competono, sia in Italia, che nel resto d’Europa. Oltre al già noto discorso sull’acquisto dei giovani calciatori, nella giornata di oggi, La Gazzetta dello Sport riporta un’altra intervista del neo presidente nerazzurro, la prima rilasciata alla rosea, in cui spiega altri punti chiave della sua visione sul calcio: “Vengo dal mondo dei media, per me è automatico che una squadra debba piacere alla gente. Amo il calcio spettacolo: serve ad attirare nuovi tifosi e a fare contenti quelli che già ci sono. Ne ho parlato con Walter Mazzarri, dovrà essere ultra paziente per mixare questa esigenza con gli equilibri tattici, importanti per non rischiare di essere sommersi di gol. Un buon esempio possono essere i Los Angeles Lakers di Magic Johnson, per come coniugavano spettacolo e vittorie. Per un tecnico è una sfida dura, ma va accettata se vuole essere fra i top al mondo. In tanti vorrebbero allenare l’Inter, quindi è importante essere in grado di gestire le tante pressioni che ci sono qui, come è fondamentale che, fin dall’inizio, allenatore, squadra e anche tutti quelli che sono in società, capiscano la filosofia della nuova proprietà”. Thohir si è anche avventurato in discorsi tattici, rivelando una certa conoscenza di base che non potrà sicuramente far male al nuovo corso nerazzurro: “So che in Italia si gioca un calcio più difensivo, mentre in altri Paesi c’è più spazio al 4-3-3 o al 3-4-3. Dipende anche dall’allenatore, ma l’altra cosa in cui credo è che non si può vincere con una sola strategia”. E quindi, il suo tecnico ideale deve essere chi sia in grado di variare, adattare i giocatori alle situazioni e agli avversari, pur mantenendo un’impronta propositiva e distintiva. Infine la conclusione: “Sulla mia carica decideremo insieme al nuovo organigramma societario. San Siro? È vecchio e mancano tante cose. Valuteremo se costruire uno stadio nuovo di proprietà, oppure restare qui ed modernizzarlo”.