50 milioni di dollari. Nel 2017 ammonterà a tanto il montepremi degli US Open, il quarto Slam (in ordine cronologico) dei circuiti ATP e WTA. Inutile dirlo: la cifra renderà il torneo di Flushing Meadows, a New York, il Major più ricco. La trattativa è stata chiusa in questi giorni: decisivo l’intervento di Novak Djokovic e Roger Federer, che hanno portato avanti i negoziati per il consiglio dei giocatori, dai quali invece si è tirato fuori Rafa Nadal già da un anno. Federer, che non partecipa al torneo di Miami in corso in questi giorni, martedi ha preso parte a una conferenza telefonica e ha ultimato i dettagli dell’accordo. “La – ovvero la Federazione di Tennis degli Stati Uniti – vuole fare di tutto perchè il suo torneo sia considerato il più importante dei quattro Slam”, ha detto una persona coinvolta in questa operazione. Ma c’è di più: cambia anche il calendario, almeno per il 2013 e il 2014. La finale maschile non sarà più disputata la domenica, bensì il lunedi. Questa è una vittoria per i giocatori, che da tempo rivendicavano un giorno libero tra semifinali e finali; con buona pace del “super sabato”, televisivo, per due edizioni sarà così, poi nel 2015 si tornerà a giocare di domenica. A dire il vero negli ultimi cinque anni l’ultimo atto del torneo degli uomini si era consumato il lunedi: a causa però del maltempo e che ha stravolto il programma. A questo proposito, gli US Open hanno un grosso problema che si chiama tetto: la copertura dell’Arthur Ashe Stadium, ovvero il campo centrale di Flushing Meadows. A Wimbledon e a Melbourne il tetto esiste già, a Parigi è in programmazione, mentre negli Stati Uniti ancora no. “E’ un problema strutturale”, ha detto un dirigente dell’USTA. “Il campo centrale è talmente grande che il peso del tetto non reggerebbe”. Vero, ma resta la complicazione: a New York ogni volta bisogna incrociare le dita e sperare che non piova (anche da altre parti, ma almeno in quel caso la copertura del campo principale permette di recuperare qualche partita). “Stiamo lavorando con architetti, ingegneri strutturali ed esperti vari, ma alla fine dovremo comunque chiedere in prestito 500 milioni di dollari”. Per ora va bene così: agli organizzatori basta essere diventati il torneo più ricco al mondo. Per la storia dell’importanza bisognerà ripassare: il fascino di Wimbledon al momento è inarrivabile.
(Claudio Franceschini)