Con le parole, va detta la verità, Sara Errani non se l’è mai cavata troppo bene. Tempo fa era entrata in una polemica su Roger Federer, cui avrebbe dato del “fighetto”; e, ancor prima, aveva nemmeno troppo velatamente rivelato di “destestare” l’Inter e Mario Balotelli. Per questo le sue dichiarazioni di ieri, susseguenti alla sconfitta netta contro Flavia Pennetta al secondo turno degli Us Open, hanno dato da pensare a molti, se non a tutti. “La pressione mi sta uccidendo”, questo sostanzialmente il messaggio della bolognese, reduce da un brutto periodo che le è costato l’eliminazione al terzo turno di Cincinnati (da Roberta Vinci, con conseguente litigata ingigantita dalla stampa e poi rientrata) e quella immediata a New Haven. “Per me è tutto nuovo: la gente si aspetta tanto da me, e io non riesco a reggere la situazione. Io e il mio team non siamo preparati ad affrontare una situazione simile: entro in campo e non ci voglio stare, sento che per me la vittoria è normale e la sconfitta una tragedia. Non va bene”. E ancora: “Non sono una tennista che spara l’ace o il vincente quando le cose si mettono male. Io combatto, e se sento che la pressione mi schiaccia non riesco a farlo”. Insomma: Sara Errani si è scontrata con quello che prima o poi tutti i vincenti devono imparare a dominare, il peso della pressione che ti rende difficile quello che prima riusciva immediato. E’ così: quando sei la numero 30 al mondo nessuno si aspetta granchè da te, perciò la tensione data dal risultato obbligato non esiste, ogni vittoria può essere una sorpresa. Così sono arrivati i grandi progressi della Errani, balzata nella Top 10 lo scorso anno e da allora mai più uscita. Solo che poi questa classifica, in un modo o nell’altro, va mantenuta: per un primo momento le cose sono andate alla grande, per tutto il 2012 Sara ha centrato risultati importanti come la semifinale agli Us Open e la qualificazione al Master di fine anno. Ancora nel 2013 ha fatto la semifinale a Indian Wells e Roma, poi al Roland Garros; ed è stato lì che il grande pubblico, e soprattutto quello nostrano, ha iniziato a rendersi conto che Sara Errani era diventata una certezza, e che da lei ci si attendevano almeno i quarti di finale negli Slam. E la bolognese non ha retto: fuori al primo turno di Wimbledon da Monica Puig, fuori al secondo a Flushing Meadows, con tanto di lacrime in conferenza stampa. Piena solidarietà a Sarita, ma purtroppo con questa cosa, come del resto ha già detto lei, dovrà convivere: incontrerà avversarie che entreranno in campo volendo sbranarla per centrare il risultato magari anche di una carriera, mentre per lei si tratterà di una routine, o qualcosa di simile. Se c’è una cosa che conta nel tennis è la testa: quanti giocatori, a cominciare da Caroline Wozniacki (numero 1 al mondo per quasi due anni pur senza vincere uno Slam) non sono diventate campionesse per limiti nel carattere e nella psicologia in campo? Prendete Serena Williams: anche lei a un certo punto ha dovuto imparare a convivere con la pressione di essere l’eterna favorita. Ci è riuscita, certo aiutata da un servizio a livelli maschili e colpi che altre non hanno, ma soprattutto grazie a una forza di volontà che l’ha portata a far fuori tutte le componenti esterne e a concentrarsi sul gioco (e nell’atteggiamento in campo si vede eccome). Perciò, a Sara non resta che rimboccarsi le maniche e iniziare, meglio tornare, a giocare come faceva un tempo: quando nessuno la attendeva, e lei vinceva partite su partite. Solo così si può rimanere sulla breccia, anche a lungo, e lasciare una traccia che venga ricordata negli anni a venire. (Claudio Franceschini)