Era questione di ore e infatti la Fidal, la Federazione Italiana di Atletati leggera ha voluto pronunciarsi in merito alla vicenda che ha visto coinvolto Alex Schwazer, risultato positivo a un test antidoping disposto dalla Iaaf. Nel messaggio inviato dalla Fidal viene ribadito la centralità del rispetto delle regole e che dell’imparzialità della federazione, che ha sempre seguito le procedure senza mai fare distinguo tra gli atleti: “ opportuno affermare alcuni principi rispetto al procedere di questi ultimi mesi. Il rispetto delle regole è stato messo al centro dell’operato del Consiglio e dell’intera attività della Federazione, fin dall’avvio del mandato elettorale. Anche nella vicenda Schwazer, le regole, così come il confronto con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, analitico e documentato, hanno sempre rappresentato il punto di riferimento a monte di ogni decisione. Senza nessun tipo di distinguo”. dato questo la Fidal ha voluto ribadire la sua posizione di grande dolore per le vicende che hanno visto coinvolto il corridore altoatesino, ma che prioritario rimane sempre il rispetto delle regole, soprattutto in materia di doping: “L’atletica italiana è ferita nei suoi sentimenti più profondi dalla nuova positività di Alex Schwazer. chiaro che bisognerà attendere il completamento dell’iter formale per arrivare ad un giudizio solido su questa vicenda, così come è altrettanto ovvio che, nel mentre, sia opportuno che la Federazione assuma una posizione rispettosamente interlocutoria”. In chiusura la federazione ha voluto incitare gli atleti che questa estate vivranno importanti appuntamenti internazionali :”A loro va l’incitamento a proseguire lungo la strada segnata dall’amore per l’atletica leggera”.
Nel polverone sollevato dalla notizia choc della trovata positività al test antidoping del marcista Alex Schwazer, molti sono ancora i punti dubbi e le incertezze, perciò proviamo a fare un po’ di chiarezza a proposito della dinamica dei fatti e delle procedure che la Iaaf ha messo in pratica nei confronti dell’atleta altoatesino. La mattina di capodanno 2016 gli ispettori della Iaaf si presentarono da Schwazer per un controllo a sorpresa, pratica normale per un atleta sotto squalifica ma che si sta preparando per ritornare a gareggiare. Il test è classico, prelievo di sangue e urine dai quali gli ispettori derivano un profilo ematico dal primo e un profilo steroideo dal secondo. Ad un primo controllo i valori sono nella norma ma nel momento i cui vengono inseriti nel passaporto biologico di Schwazer si notano alcune incongruenze. Serve quindi un nuovo esame e viene effettuato l’Irms, la spettrometria di massa dei rapporti isotopici, che permette di capire se i valori di steroidi ricontrarti siano organici oppure indotti artificialmente. E’ un test molto particolare, che non viene eseguito di solito, perciò viene demandato al laboratorio di Colonia, uno dei più avanzati al mondo. Il referto parlerebbe dunque di testosterone sintetico: poca importa la quantità, perchè per la legislazione antidoping e sufficiente la presenza per definire la positività di un atleta.
Dopo che è stata riscontrata la positività al test antidoping di Alex Schwazer, l’atleta trentino, nella conferenza stampa di ieri, assieme al suo allenatore Sandro Donati ha puntato il dito contro la Wadad e l’Iaaf, accusandole di complotto ai suoi danni. Le dure parole pronunciate ieri da Schwazer non hanno chiaramente avuto un riscontro ufficiale da entrambe le organizzazioni internazionali: la Iaff, come da prassi infatti non è intervenuta nel commentare o sciogliere i numeoris dubbi che sono sorti su questa vicenda. Eventuali commenti e opinioni saranno resi noti solo dopo il 5 luglio, data in cui sono state fissate le controanalisi per Alex Schwazer. La Iaaf ha dihiarato che: “La Iaaf non commenta un caso doping fino a che le controanalisi non vengano effettuate o l’atleta coinvolto rinunci alle stesse”: un secco no comment, mentre dalla Wada fanno sapere di essere totalmente estranei alla vicenda. La strada per il marcista altoatesino però si fa davvero in salita ed è possibile che non possa partecipare ai Giochi Olimpici, nel caso in cui venga riconosciuta la sua innocenza. Se diamo per assunto l’innocenza di Alex Schwazer infatti le tempistiche potrebbero essere il suo ostacolo insormontabile: il ricorso al Tribunale dello Sport di Losanna inserirebbe la sua causa, come da prassi in fondo a una ventina di altri casi da giudicare prima di Rio 2016. Una dilazione dei tempi questa che chiaramente giocherebbe a sfavore dell’atleta, che vede il sogno delle Olimpiadi allontanarsi ogni giorno di più.
Grida al complotto: l’atleta trentino, ritrovato nuovamente positivo al test antidoping, dopo quanto è successo 4 anni fa, afferma di non starci alle accuse che la Iaaf gli indirizza. Nella conferenza stampa tenuta ieri dallo stesso Alex Schwazer a Bolzano è intervenuto anche il suo allenatore Sandro Donati assieme ai legali del marciatore, è stata infatti ventilata l’ipotesi di un complotto della federazione ai danni di Schwazer: “qualcuno non mi vuole a Rio”. Vicino a lui Donati, noto per il suo impegno in prima fila contro il doping ha annuito affermando che Alex Schwazer ha l’identikit del perfetto colpevole, visto il suoi precedenti ma che l’atleta è innocente questa volta. Secondo alcuni infatti il fatto che Schwazer volesse ricominciare e che a Roma durante i Mondiali di maggio si sia dimostrato più forte di tutti trascinando l’Italia verso la vittoria della marcia da 50 chilometri a squadra, ottenendo nel contempo anche pass per i Giochi di Rio 2016, abbia dato fastidio a qualcuno e questo sarebbe il risultato. Il mondo dello sport italiano intanto non si è ancora nettamente pronunciato a riguardo, preferendo attendere ulteriori dettagli e aggiornamenti su questa triste vicenda.
La notizia della nuova positività di Alex Schwazer al doping (pur in attesa delle controanalisi che dovranno confermarla) ha turbato il mondo dello sport italiano proprio nel giorno in cui al Quirinale si è svolta la cerimonia di consegna del Tricolore alle portabandiera per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016, dove Alex Schwazer avrebbe dovuto fare il suo grande rientro dopo quasi quattro anni di squalifica. Molto duro è stato il commento proprio della portabandiera Federica Pellegrini, che ha espresso il proprio pensiero su Schwazer senza mezzi termini: “Io le mie conclusioni le ho tratte quattro anni fa… Il problema è tarare l’entità delle squalifiche a seconda dei casi, perché un conto è acquistare una pomata in farmacia e un altro è farsi beccare per Epo o anabolizzanti. Ecco, io in casi gravi come questo sarei per la radiazione, già alla prima positività”. Schwazer però ha professato la sua innocenza nella conferenza stampa indetta ieri pomeriggio a Bolzano: di certo la vicenda farà ancora parlare molto…
Non chiede scusa. Il marciatore altoatesino, nuovamente positivo – almeno secondo le notizie emerse – si difende nella conferenza stampa di Bolzano e anzi passa al contrattacco. Sono qui per metterci la faccia, come quattro anni fa ha detto Alex Schwazer, la cui vicenda sta assumendo sempre più i contorni di una commedia. Il marciatore Alex Schwazer, trovato nuovamente positivo a un controllo antidoping, rischia di non andare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro; nella sua difesa e nelle sue parole traspare come una stanchezza, come se tutta questa vicenda abbia svuotato latleta che, già convinto di andare alle Olimpiadi e provare a mettere le mani su unaltra medaglia, si sia trovato coinvolto in una cosa più grandei di lui. Probabilmente lo è. Questa volta non ci sono scuse ha detto Alex Schwazer ai giornalisti, e a tutto il popolo italiano, e a tutta latletica mondiale. Ha detto, affermato con certezza, di non aver commesso nessun errore, di essersi sempre allenato in maniera pulita, di aver chiesto a Sandro Donati di non farlo più cadere in certi errori. E un incubo ha ammesso Alex Schwazer; su questo ritorno ho investo tanto, troppo, e lo stesso hanno fatto le persone che mi stanno aiutando”. Ha parlato di ostilità volte a non farlo gareggiare a Roma e ora non si difende, lancia lui stesso lattacco: Non vogliono che vada a Rio, i tempi sono stretti ma io andrò fino in fondo per chiarire tutto. Alex Schwazer non si arrende, ma questa vicenda anche se si risolverà in tempi brevi non può certo esaurirsi così; laltoatesino è stato latleta più chiacchierato degli ultimi quattro anni, sia da chi lo ha sempre pensato autore di un errore che può capitare a tutti sia ai giustizialisti che ne hanno sempre chiesta la radiazione. Ora un nuovo capitolo nella vicenda Alex Schwazer; bisognerà aspettare per sapere davvero e, se anche forse una verità assoluta non lavremo mai, dovremo valutare quali saranno i provvedimenti presi.