PIETRO MENNEA/ La moglie: “era il peggior nemico di sé stesso!”

- La Redazione

Pietro Mennea, parla la moglie Emanuela che sottolinea come l'atleta fosse un grandissimo combattente ma allo stesso tempo il peggior nemico di sé stesso. Si erano sposati nel 1997.

pietro_mennea_olimpiadi_1984 Pietro Mennea

Pietro Mennea si è spento quattro anni fa, ma il suo ricordo vivrà per sempre. Uomo schietto e di grande cuore, viene ricordato in una splendida intervista dalla moglie Emanuela che a Il Fatto Quotidiano racconta anche il loro amore. Si sofferma sul momento del loro incontro: “Ci siamo conosciuti nel 1990, nel 1997 abbiamo deciso di sposarci. QUando l’ho conosciuto aveva già smesso di correre. Sapeva bene che non uscivo con lui perchè era famoso, ma perchè era un sognatore. Mi faceva sentire al sicuro e diceva che bisognava provare sempre ogni cosa”. La Signora Eleonora poi racconta il loro amore: “Stavamo sempre insieme, era la prima persona che vedevo quando aprivo gli occhi e anche l’ultima quando li chiudevo. Era allegro e pieno di vita, ma timido. Lo aiutai ad aprirsi un po’. Quando l’ho conosciuto mi faceva molta tenerezza, si vedeva che era stato a lungo solo soprattutto quando aveva abitato a Formia“.

Quando si vede correre qualcuno il pensiero va sempre a lui, a quello che della corsa ha fatto un mestiere e che ha portato il nome dle nostro paese nel mondo, Pietro Mennea. Nato nel 1952 a Brletta ottenne il titolo di Campione olimpionico nel 1980 a Mosca e ancora oggi il suo record è imbattuto in Europa. Un uomo brillante che si spense il 21 marzo di quattro anni fa. Proprio il giorno prima di questo triste anniversario è tornata a parlare la moglie che ha voluto spiegare, in uan bella intervista a Il Fatto Quotidiano, chi era Piero Mennea: “Era la persona più disponibile del mondo, molto divertente. Faceva mille cose durante la sua giornata. Leggeva cinque quotidiani al giorno, poi lavoravamo insieme. La nostra casa era piena di libri”. Un combattente vero: “Diceva di non arrendersi mai e ripeteva sempre che per vincere un’Olimpiade ne aveva disputate cinque. Impossibile era per lui una parola sconosciuta”. Poi la fine: “Gli ultimi mesi della sua vita sono stati difficili. Sottolineava sempre di pensare alla Fondazione se non ce l’avesse fatta. Ci teneva tantissima. Secondo lui da cose buone possono nascere solo situazioni migliori”.





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