Saluta Roma. Era un atto dovuto: cinque anni non si dimenticano troppo facilmente, soprattutto se questa stagione si è chiusa con una finale assolutamente inaspettata e con un’empatia creatasi all’interno del gruppo che ha reso l’anno indimenticabile. Gigi di questa squadra è stato la bandiera, un giocatore che aveva scelto di rinunciare a offerte importanti ed economicamente vantaggiose per rimanere a Roma ad aiutare una squadra che dopo aver giocato la finale di campionato non riusciva più a trovare la via per emergere. E’ successo quest’anno; e Datome ha giocato talmente bene da meritarsi il premio di della regular season e, come sappiamo, la chiamata dei Detroit Pistons. Oggi dunque ha tenuto una conferenza stampa per dire arrivederci alla sua gente: “Non potevo farlo prima, perchè i Pistons volevano l’esclusiva sulle mie prime pariole come loro giocatore. Ma devo dire grazie a una piazza che porterò sempre nel cuore, è anche grazia a Roma se sono arrivato in NBA”. Datome ha parlato benissimo dell’organizzazione e delle strutture che ha trovato a Detroit; una cosa questa che aveva stupito anche i tre italiani che hanno già fatto il grande salto (“ho parlato con Gallinari e Bargnani, sono contenti per me e mi hanno dato consigli come faranno ancora, perchè la loro esperienza mi sarà utile”). Del resto si tratta di due mondi completamente diversi, non solo per grandezza e impatto visivo ma anche come idea di concepire il basket. “Non ho paura, sono curioso di vedere come mi ci rapporterò. Volo basso, un passo alla volta; ma ho aspirazioni e grande aspettativa. Sono molto curioso: della routine, delle partite, dei viaggi. E’ tutto nuovo: il ritmo è più veloce, ci vorrà tempo per abituarsi ma ho enorme entusiasmo”. Un Datome dunque motivatissimo, ma consapevole che potrebbe non funzionare; dovesse essere così, tornerà in Italia (intanto giocherà gli Europei: ha già confessato che preferirebbe salire sul podio con la Nazionale piuttosto che vincere il premio di rookie dell’anno), anche se “è difficile dire ora se tornerò a giocare a Roma, anche se il legame con la piazza non è un segreto”. Gigi si è anche augurato che la prossima stagione la Virtus possa ripercorrere la strada fatta quest’anno, ma su una cosa ha voluto chiarire la sua opinione: “Non sarebbe giusto ritirare la mia maglia. Se ce n’è una a dover essere ritirata, è quella di Tonolli: un giocatore ha una sola carriera, e lui l’ha data tutta alla Virtus. Nessuno se lo merita più di lui”. E poi, se dovesse tornare, troverebbe il suo numero 13 ad attenderlo. Mica male.