Quali sono i motivi dietro la volontà di Kyrie Irving di lasciare i Cleveland Cavaliers, aprendo allo scambio con i Boston Celtics che ha portato in Ohio Isaiah Thomas? Sono sempre più insistenti, dall’altra parte dell’oceano, le voci che vogliono LeBron James in partenza da Cleveland nell’estate del 2018, quando sarà free agent: scenario che i tifosi dei Cavs ricordano bene, perchè sette anni fa il Prescelto – tramite una conferenza stampa in diretta televisiva – aveva annunciato la firma ai Miami Heat andando a formare, di fatto, il primo super team dell’era moderna con Dwyane Wade e Chris Bosh. Dopo quattro anni – e altrettante finali, con due titoli – James è tornato a casa ma il suo futuro potrebbe essere ancora lontano da Cleveland. Si parla molto della possibilità di sposare la causa dei Los Angeles Lakers, squadra giovane e in crescita con tanti talenti che hanno margini (da Lonzo Ball a Brandon Ingram passando per Julius Randle e Kyle Kuzma); al di là della destinazione, LeBron pare davvero destinato a un secondo addio e questo motivo sarebbe stato decisivo nella scelta di Irving. Il quale all’epoca della “Decision” non c’era: si apprestava a giocare la prima (e ultima) stagione nel college con Duke, ma proprio l’avvento di James a Miami aveva spalancato ai Cavaliers le porte della prima scelta assoluta al draft successivo. Scelta ricaduta su Irving, che si era trovato in un deserto di talento e potenziale: triennio splendido personalmente, ma zero partite di playoff. Avendo intuito la situazione dunque, Kyrie avrebbe deciso di forzare in anticipo la sua cessione: il rischio sarebbe stato quello di ritrovarsi in un contesto simile a quello 2011-2014. Congetture e ipotesi certo, ma la verità è molto simile a questa. (agg. di Claudio Franceschini)
KYRIE IRVING RIPARTE DA BOSTON
Kyrie Irving giocherà nei Boston Celtics la prossima stagione di basket NBA. Alla fine è successo: il playmaker dei Cleveland Cavaliers, prima scelta assoluta del draft 2011 e campione nel 2016, cambia maglia e franchigia. Dopo aver perso la finale contro i Golden State Warriors, Irving aveva espressamente chiesto di essere ceduto: un fulmine a ciel sereno nell’Ohio, dove già devono fare i conti con il possibile secondo addio di LeBron James (nel 2018 sarà di nuovo in scadenza di contratto e le voci di una partenza, magari per andare a Los Angeles, sono sempre più insistenti). Il management di Cleveland, messo con le spalle al muro, ha vagliato diverse ipotesi e giusto poche ore è uscito con uno scambio destinato, vada come vada, a rimanere negli annali e nella storia.
LA TRADE BOSTON-CLEVELAND
Nei fatti – è già ufficiale – i Cavaliers hanno scambiato Kyrie Irving per Jae Crowder, Ante Zizic e la prima scelta 2018 che i Celtics avevano ricevuto da Brooklyn, e che dunque rischia di essere nelle prime cinque con possibilità di chiamata di un potenziale All Star. Non solo: alla Quicken Loans Arena sbarca anche e soprattutto Isaiah Thomas. Uno dei forti candidati al premio di MVP della passata stagione, Thomas ha chiuso il 2016-2017 a 29 punti di media ed è stato il principale artefice del primo posto di Boston nella Eastern Conference; un giocatore che è sceso in campo a 24 ore dall’improvvisa morte della sorella per giocare una partita di playoff (contro Chicago) e che ha mostrato cose pazzesche sul parquet. Vero è anche che i Celtics hanno dovuto ponderare una scelta ben precisa, e lo scambio deriva facilmente da essa.
VISTA DA BOSTON
Il prossimo anno il GM Danny Ainge si sarebbe trovato nel dubbio di dare o meno il contratto più alto possibile a Thomas: un giocatore che è sì l’anima offensiva della squadra, ma che ha palesato evidenti limiti difensivi. Già da questo punto di vista le partenze di Crowder e di Avery Bradley (finito a Detroit) avrebbero peggiorato la situazione; in più rimane ancora qualche dubbio circa l’effettiva capacità di Isaiah di guidare in prima persona una squadra verso il titolo. Irving porta nel Massachusetts gli stessi punti di domanda (senza LeBron non ha poi combinato granchè a Cleveland), ma se non altro appare più pronto e navigato; per di più con questa mossa Boston garantisce probabilmente una crescita ottimale a Jaylen Brown e Jayson Tatum, vale a dire le ultime due scelte al draft che appaiono già pronte. Senza contare che l’arrivo di Gordon Hayward – già effettivo – rappresenta un altro ottimo investimento per una franchigia che non dovrà certo affidarsi al solo Irving per dare ritmo all’attacco. Molti degli addetti ai lavori tuttavia lasciano intendere che con questa mossa Boston possa aver perso il vantaggio che aveva in termini di regular season.
VISTA DA CLEVELAND
In Ohio probabilmente hanno fatto la miglior cosa possibile: a Phoenix per esempio avevano rifiutato uno scambio che portasse all’addio di Eric Bledsoe e Devin Booker contemporaneamente, e abbiamo già detto della possibilità di addio di LeBron. Koby Altman non aveva poi troppo margine di manovra: non è mai semplice trattare la cessione di una stella che abbia espresso la volontà di esplorare nuovi lidi. Thomas rappresenta forse il giocatore migliore che si potesse prendere: ancora giovane, ha caratteristiche offensive simili a quelle di Uncle Drew (il soprannome di Irving) mentre dal punto di vista difensivo nemmeno l’ormai ex numero 2 dei Cavs aveva mai dato troppe garanzie. Per valutare davvero lo scambio bisognerà aspettare la prossima estate: che James lasci o meno è ovviamente parte integrante dell’analisi, così come l’evoluzione di Ante Zizic che oggi ha 20 anni e non ha mai giocato in NBA. Non solo: sarà importante capire quale scelta i Cavs otterranno dal draft 2018, e quali siano i piani su Thomas. Che l’anno prossimo sarà in scadenza di contratto: a oggi pensare che possa essere rifirmato è difficile (se LeBron resterà non ci sarà nemmeno il margine economico), ma tutto può succedere.