Forse la vera notizia è che le difese sono davvero tornate in un All Star Game: oddio, senza particolari pressioni per i primi 3 quarti, ma almeno nel quarto finale e decisivo si sono visti dei tagliafuori, degli schemi e rimbalzi non diciamo al livello dei playoff, ma poco ci mancava. Soprattutto i due contender capitani ci tenevano forse più degli altri e negli ultimi minuti hanno organizzato le difese, hanno condotto gli attacchi tra scarichi e “secondi violini” e poi hanno provato il tutto per tutto con l’ultimo minuto da partita vera. Ha vinto Lebron che è riuscito a diventare anche Mvp e ha “ingabbiare” il magico Steph con l’aiuto dell’amico e compagno di squadra di mini-Curry, Kevin Durant. Dopo il colpo in contropiede di Westbrook, Steph ha tentato il tiro impossibile dalla distanza ma la gabbai costruita da Lebron ha funzionato. Divertiti tutti, dal pubblico agli stessi giocatori che hanno sapientemente alternato show time a qualche idea di partita: forse la formula rivoluzionata quest’anno si può dire che ha avuto successo! (agg. di Niccolò Magnani)
È LEBRON L’MVP!
Per quello che contano le cifre in una gara spettacolo come l’All Star Game Nba 2018, che come tutti gli anni ha vissuto più sulla voglia di regalare emozioni e grandi giocate che sull’agonismo vero e proprio, è comunque interessante andare a vedere i numeri dei principali protagonisti della partita di stanotte. Nel Team LeBron e stato proprio LeBron James ad avere i numeri migliori con 29 punti, che lo hanno reso il migliore delal partita come produzione offensiva: 8/9 nel tiro da 2, 4/8 nelle triple; Durant 19, George 16. Per i rimbalzi il migliore è stato ancora James, a quota 10. Nove assist invece per Irving. Nel Team Stephen ecco i 21 punti dello stesso Curry 21, poi Embiid 19, Towns 17, Antekounmpo 16 e Thompson 15. Per i rimbalzi spicca Towns a quota 10. Assist: Lowry 11. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)
DIRETTA ALL STAR GAME 2018 TEAM JAMES VS TEAM CURRY (RISULTATO FINALE 148-145): FINE GARA
Nell’ultima parte del match il ritmo si alza ulteriormente. Harden si appoggia sul piede sbagliato ma riesce comunque a realizzare il +8 per il Team Curry. Lebron James lavora invece di esperienza trovando due punti più un tiro libero supplementare. I bianchi abbozzano qualche tentativo di rimonta ma commettono troppi errori, spesso banali, in fase di possesso. Si va sul 133-136. Thompson intanto si mostra molto utile nei rimbalzi in area. Riecco Durant, sempre pronto a dispensare gioielli in ogni porzione di campo. Curry nel frattempo ci prova ma senza precisione. Irving si avventura in area avversaria e con forza va a prendersi il 137-138. La partita resta sul filo dell’equilibrio fino alla fine. A 90 secondi dalla fine arriva il pareggio di James: 144 pari. Il quintetto bianco prova il sorpasso: James chiama in causa Paul George che s’inserisce in area ma sbaglia il tiro. Sul ribaltamento di fronte DeRozan guadagna un fallo ma realizza solo un tiro libero su due. James risponde portando in vantaggio il suo team. I neri provano a rispondere ma sbagliano e i bianchi colpiscono in contropiede con Westbrook. Il team di James vince 148-145.
SI SCATENA LILLARD
A inizio ultimo quarto si rivedono finalmente in campo le difese. Il livello del match si alza vistosamente. Lillard offre spettacolo trovando una tripla da distanza proibitiva. La squadra di Steph Curry riesce a staccare gli avversari accumulando un discreto vantaggio. DeRozan impegna notevolmente la difesa avversaria conquistando anche un paio di tiri liberi, entrambi realizzati. I neri colpiscono spesso e volentieri in contropiede. Minutaggio nel frattempo anche per Goran Dragic, molto utile in chiave assist. Le triple di Lillard fanno crescere ulteriormente il vantaggio degli uomini in maglia nera.
FINE TERZO QUARTO
A metà del terzo quarto il time-out diventa necessario per un momento molto apprezzato dal pubblico. Scendono in campo per un breve saluto infatti le leggende NBA. Con il passare del tempo i compagni di squadra iniziano a conoscersi meglio. Le difese latitano e così i tifosi possono assistere a numerosi punti segnati sia da una parte che dall’altra: 93-98. Towns nel frattempo prova a mettersi in mostra. In questa fase di gioco sono gli esordienti come lui a spiccare mentre i veterani sembrano voler gestirsi, magari in attesa dell’ultimo quarto. Andre Drummond prova invece a dimenticare le difficoltà di Detroit trovando punti preziosi per il nuovo vantaggio dei bianchi: 107-105. Prove generali intanto per Steph Curry, alle prese con movimenti articolati e improvvisi prima di appoggiare a rete. Il terzo quarto si chiude sul 109-112.
SI METTE IN MOSTRA DURANT
Dopo un lungo intervallo, condito dalla presenza dei Migos, le due squadre tornano in campo per il secondo tempo. Rispetto al primo tempo le proposte offensive sembrano essere più prevedibili. I due reparti difensivi migliorano. Tuttavia il clima resta disteso e i possessori di palla continuano a godere di una certa libertà d’azione. James va al ferro con grandissima facilità in mano sinistra: 83-87. Ottima la prova nel frattampo anche di Kevin Durant, sempre pericoloso palla in mano. I bianchi colpiscono in contropiede con il numero 35 e il risultato viene aggiornato sull’87-93 per i neri (Curry Team).
FINE SECONDO QUARTO
Dopo una fase imprecisa in fase conclusiva il team di Curry ritrova una certa dimestichezza sotto rete. Irving e Antetokoumpo si fanno notare intanto per ottimi tiri da distanza siderale. Si va sul 58-64. Aumenta nel frattempo l’intesa tra James e Westbrook. I due si scambiano assist spettacolari. La squadra di Curry rispetto agli avversari ci prova con maggior frequenza da fuori area. Kevin Durant intanto segna con irrisoria facilità da fuori area. In contropiede Klay Thompson realizza un canestro spettacolare. Molto bene anche Irving. Nell’ultimo minuto di gioco Harden serve Towns che schiaccia. I bianchi provano a rispondere ma sbagliano troppo e Thompson realizza anche un tiro da 3. Il primo tempo si chiude sul 76-78.
JAMES GUIDA LA RIMONTA
Nel secondo quarto si inizia a fare sul serio. Lebron James infila in apertura una tripla e una schiacciata al volo. Guidati dal loro capitano i bianchi riescono a ridurre sensibilmente le distanze portandosi a soli 2 punti dagli avversari. Nel frattempo i cambi continuano ad arrivare sia da una parte che dall’altra. Steph Curry offre un assist dopo l’altro. Harden invece ci prova con una certa insistenza da fuori area. La velocità delle giocate nel frattempo cresce notevolmente rispetto alla prima frazione di gioco.
FINE PRIMO QUARTO
Lebron James guida la manovra dei bianchi e penetra in area con una certa facilità. Tocco semplice e canestro che vale il 17-19. Ottima l’intesa con Westbrook in questa fase di gioco. Poco dopo il campione dei Cavaliers trova anche i primi punti da fuori area. I due coach nel frattempo effettuano diversi cambi, escono i due capitani. Lillard ci prova da fuori area ma sbaglia. Poco dopo penetra in area bianca e va a canestro. Si mette in mostra anche Karl-Anthony Towns, prospetto molto interessante di Minnesota. Il 22enne del New Jersey riesce a segnare diversi punti da posizione difficilissima: si va sul 29-35. Nella parte finale del primo quarto i bianchi di James riescono a ridurre lo svantaggio ma la risposta dei neri non si fa attendere. Lillard e Green si scatenano. Il primo quarto si chiude sul parziale 31-42 per il team di Stephen Curry.
INIZIO GARA
I primi punti degli All-Star Game 2018 li realizza l’esordiente Joel Embiid: schiacciata e fallo subito. Dalla lunetta il giocatore dei 76ers non sbaglia portando in vantaggio la squadra di Curry, questa sera vestita totalmente bianca. I neri di Lebron James inizialmente perdono un pò di terreno ma guidati dal proprio capitano subito recuperano. I 3 punti che consentono il sorpasso e il primo vantaggio per il Team James li regala Westbrook: 9-8. In questa primissima fase del match la partita vive di molti individualismi, come da tradizione di questa competizione. Tanti tentativi da fuori area ma sono in pochi quelli che si traducono in punti. Il team di Curry riesce a essere più concreto in questa fase di gioco: 13-17. Primo contatto tra James ed Embiid e primo time-out chiesto da coach D’Antoni.
PALLA A DUE!
Ci siamo: la notte di Los Angeles ci accompagna finalmente all’inizio dell’All Star Game NBA 2018. Riassumiamo velocemente: abbiamo già parlato dei quintetti di partenza delle due squadre, con Paul George che sarà il sostituto di DeMarcus Cousins nel team LeBron. James avrà poi a disposizione dalla panchina Bradley Beal, Victor Oladipo e Russell Westbrook, che forse non ha preso benissimo l’esclusione dal quintetto: questi giocatori che lui ha scelto personalmente (insieme a LaMarcus Aldridge) mentre Goran Dragic, Andre Drummond e Kemba Walker sono appunto quelli selezionati per sostituire gli infortunati. Steph Curry invece avrà a disposizione dalla panchina i due compagni di squadra a Golden State Draymond Green e Klay Thompson; poi Damian Lillard (che forse viene convocato per l’All Star Game nell’anno in cui lo merita meno, mentre era stato snobbato in precedenza nonostante stagioni pazzesche) d ancora Al Horford, Kyle Lowry e i due di Minnesota Jimmy Butler e Karl-Anthony Towns. Come sempre, c’è chi sarà deluso dall’assenza di un determinato giocatore e chi invece penserà che alcune convocazioni non siano meritocratiche; chiaramente è impossibile accontentare tutti. Noi speriamo che si tratti di una partita entusiasmante: sappiamo che si tratterà soprattutto di esibizione e divertimento, ma almeno un po’ di intensità ci vorrebbe per non allargare la deriva degli anni precedenti: ora si gioca, diamo allora la parola al campo! (agg. di Claudio Franceschini)
LA STORIA
Tutto pronto per l’All Star Game NBA 2018: la venue di Los Angeles non può che essere una delle più prestigiose e più volte nel corso della storia l’evento si è tenuto nella megalopoli della California. Sarà già la terza volta allo Staples Center, che nel 1999 ha sostituito il Great Western Forum come casa dei Lakers, diventando anche quella dei Clippers che invece prima giocavano alla Memorial Sports Arena. Nel 2011 Kobe Bryant era stato ottimo padrone di casa vincendo il titolo di MVP: guidando alla vittoria la Western Conference, il numero 24 dei Lakers aveva chiuso con 37 punti frutto di 14/26 dal campo, 14 rimbalzi e 3 assist. Nel 2004 invece era stato Shaquille O’Neal, che di lì a pochi mesi avrebbe lasciato i gialloviola dopo la quarta finale in cinque stagioni (questa però persa), si era preso il titolo di MVP a casa sua: 24 punti e 11 rimbalzi con 12/19 dal campo, la partita era finita 136-132 in favore della Western Conference che, tra parentesi, insegue con 28 vittorie contro le 37 della Eastern, ma ha portato a casa le ultime tre edizioni e sei delle ultime sette. Il primo All Star Game a Los Angeles invece si era giocato nel 1963, ed eravamo alla Memorial Sports Arena: la Eastern Conference aveva vinto 115-108, Bill Russell a casa dei grandi nemici si era preso il titolo di MVP con 19 punti e la bellezza di 24 rimbalzi, vincendo il duello con Wilt Chamberlain (17 punti e 19 rimbalzi), mentre il miglior marcatore della partita era stato Bob Pettit (che giocava a St. Louis) con 25 punti. (agg. di Claudio Franceschini)
TEAM CURRY VS TEAM JAMES
L’All Star Game NBA 2018 prende finalmente vita: alle ore 2:00 della mattina italiana lo Staples Center apre le sue porte per la gara delle stelle, appuntamento annuale che segna idealmente il confine tra la prima e la seconda parte della stagione nel basket americano (anche se la regular season è ben oltre il 50% delle partite previste). Come sempre la partita delle stelle è quella che chiude una kermesse nella quale sono previste altre competizioni: dalla sfida tra Team USA e Resto del Mondo (che ha sostituito la partita tra rookie, e poi quella tra giocatori del primo e del secondo anno) allo Skills Challenge, fino alle attese gare delle schiacciate e del tiro da 3 punti. Quest’anno però c’è una grandissima novità: l’All Star Game, inteso come la partita conclusiva, non sarà più una sfida tra Eastern Conference e Western Conference, come è sempre stato. Una svolta epocale: nel tentativo di ridare brio e imprevedibilità a una partita che era diventata più che scolastica, e per mischiare le carte presentando di volta in volta squadre diverse, il Commissioner della Lega Adam Silver ha deciso di cambiare tutto. I due giocatori più votati dai fan si sono ritrovati a scegliere i compagni di squadra attraverso un personalissimo draft oppure, per dirla con il gergo “di strada”, a fare le squadre come su un campetto qualunque.
STREAMING VIDEO E DIRETTA TV: COME VEDERE L’ALL STAR GAME
L’All Star Game NBA 2018 viene trasmesso in diretta tv su Sky Sport 2: la grande squadra del basket, capitanata da Flavio Tranquillo e con la collaborazione di Alessandro Mamoli e Davide Pessina (che si occupa del commento tecnico) ci accompagnerà nel corso della partita delle stelle, che sarà visibile anche su dispositivi mobili come PC, tablet e smartphone grazie al servizio di diretta streaming video offerto dall’applicazione Sky Go, riservata a tutti gli abbonati. Non perdete poi di vista il sito ufficiale www.nba.com e le rispettive pagine messe a disposizione sui social network, in particolare Facebook e Twitter.
IL CONTESTO
Steph Curry e LeBron James hanno dunque selezionato le loro squadre; il processo è stato divertente, tanto che il Re ha twittato il rammarico di non averlo potuto fare in televisione. Sia come sia, dalle scelte delle due superstar sono emerse formazioni inedite; la regola di fondo comunque rimaneva quella degli anni scorsi, vale a dire che a formare i quintetti sarebbero stati comunque i giocatori più votati (50% dell’influenza i voti dei fan, 25% a testa giocatori e media) e soprattutto la divisione tra Est e Ovest rimaneva nella selezione dei “capitani” e in una ideale contrapposizione tra le due squadre. Per il resto, tutto libero: James ha scelto il suo alter ego Kevin Durant, l’ex compagno a Cleveland Kyrie Irving, poi Anthony Davis e DeMarcus Cousins che fanno coppia a New Orleans. Per Steph Curry il quintetto prevede, oltre a lui, James Harden e DeMar DeRozan più Giannis Antetokounmpo e Joel Embiid a controllare i tabelloni. In più, come ovvio, ci sono le riserve; i roster sono formati da 12 giocatori e gli allenatori saranno Dwayne Casey (per il team LeBron) e Mike D’Antoni (per il team Steph). All’epoca le loro squadre, Toronto e Houston, erano seconde nelle rispettive Conference e saranno loro i coach visto che la regola vieta a due tecnici di sedere sulla panchina di un All Star Game per due anni di fila (cosa che ha negato il pass a Brad Stevens e Steve Kerr, di Boston e Golden State).
LA MALEDIZIONE
Formati i quintetti e i roster, sul team di LeBron James si è aperta una vera e propria maledizione: nel giro di pochi giorni ben quattro dei suoi giocatori hanno dato forfait. Si tratta di Kevin Love – compagno anche a Cleveland – di Cousins, John Wall e Kristaps Porzingis: in particolare per il centro dei Pelicans e il lettone di New York la stagione è già terminata. A quel punto sono stati inseriti altri quattro elementi: James potrà contare su Paul George, Andre Drummond, Kemba Walker e Goran Dragic. Attenzione però, perchè pochi giorni prima di giocare si è sparsa la voce secondo la quale anche LaMarcus Aldridge potrebbe non esserci: si tratta di un altro giocatore selezionato da LeBron, e sui social network si è parlato ironicamente del fatto che i compagni sani del Re potessero chiedere di lì a poco di essere scambiati di squadra.