Sono due le partite che si giocano martedì 17 aprile per i playoff NBA 2018: il giorno è riferito al fuso orario italiano, perchè di fatto negli Stati Uniti il giorno è ancora quello di lunedì 16. Alle ore 2:00 della mattina di casa nostra dunque avremo Philadelphia-Miami, mentre alle ore 4:30 ecco Golden State-San Antonio. Entrambe le serie sono sul risultato di 1-0 in favore dei padroni di casa; c’è allora la possibilità di raddoppiare il vantaggio e affrontare le due partite in trasferta con maggiore serenità, pur se una serie playoff non si può dire nel vivo o comunque indirizzata fino a che non si verifica una vittoria fuori casa. Concetto ancor più vero se pensiamo che si gioca al meglio delle sette partite; dunque, vedremo se Heat e Spurs saranno in grado di prendersi il pareggio.
PHILADELPHIA MIAMI
Soltanto quattro anni fa i Miami Heat giocavano la quarta finale consecutiva – l’avrebbero persa contro San Antonio – poi la rivoluzione: LeBron James, come aveva annunciato, lasciava South Beach dopo aver vinto due titoli e tornava a Cleveland, modificando di nuovo gli equilibri della Eastern Conference e dell’intera Lega. Nel frattempo Philadelphia, squadra dal passato glorioso ma in evidente difficoltà, iniziava la sua scalata che ha portato qui, a vincere più di 50 partite in regular season e a ottenere il terzo seed a Est. Joel Embiid non ci sarà nemmeno in gara-2, ma al momento non è stato un problema: lo straripante talento di Ben Simmons (rookie dell’anno senza discussioni) e un gruppo di veterani tra i quali il nostro Marco Belinelli (e soprattuto JJ Redick) fanno il resto, e finalmente la squadra della Pennsylvania sembra pronta per grandi traguardi. Qualcuno è pronto a giurare che arriverà anche la finale, ma le insidie sono tante; Miami è riuscita a non crollare nonostante l’addio del Prescelto e una rivoluzione profonda, e questo si deve al lavoro di coach Erick Spoelstra e a un gruppo di giocatori “operai” capitanati da Dwyane Wade (tornato dopo le parentesi a Chicago e Cleveland) e Goran Dragic, eroe degli ultimi Europei con la Slovenia.
GOLDEN STATE SAN ANTONIO
La serie playoff di primo turno iniziata nella Baia di San Francisco dà l’esatta dimensione di cosa significhi la NBA: soltanto un anno fa queste due squadre erano le principali candidate alla finale della Western Conference e gli Spurs, una dinastia che tra il 1999 e il 2014 ha vinto cinque titoli perdendo anche una finale, erano l’ostacolo più grosso tra la Dub Nation e la finale. Oggi San Antonio ha raggiunto i playoff per la ventunesima stagione consecutiva (dato impressionante), ma lo ha fatto con meno di 50 vittorie e incerottata: i suoi veterani (Tony Parker e Pau Gasol) non sono nelle condizioni migliori e le nuove leve (soprattutto Dejounte Murray) forse non sono ancora pronti per prendersi la Lega. Poi c’è il caso Kawhi Leonard: l’anno scorso il suo infortunio condizionò la serie contro Golden State, da allora ha giocato appena 9 partite in regular season e soprattutto il suo rapporto con la società sembra ai minimi storici, tanto che si parla di addio a fine stagione. Una separazione lasciata intendere anche dal fatto che Leonard, notizia delle ultime ore, non dovrebbe tornare a giocare nei playoff; anche questo rappresenta un vantaggio per i Warriors che, anche privi dell’acciaccato Stephen Curry, hanno troppo talento e troppe soluzioni per andare in difficoltà in questo primo turno, anche se forse per la prima volta in quattro anni il loro vantaggio sulle avversarie non è più così chiaro.