A Milanello sono abituati ai colpi di teatro nel calciomercato. Chi ha memoria lunga – ma nemmeno troppo – ricorderà la firma del contratto apposta da Ronaldinho in diretta TV, con tanto di avvocato Cantamessa che sfreccia in scooter nel traffico di Milano per raggiungere in tempo Galliani e l’ex Barcellona. Da quella fine estate 2008 a oggi il passo, a pensarci, è stato breve ma non privo di dolore: si è passati attraverso l’addio di Kakà, per esempio, e quello di Leonardo, con tanto di firma per l’Inter che proprio non è andata giù al popolo rossonero. Si sono rifatti un po’ questo gennaio, gli aficionados del Diavolo: prima Pato e poi Inzaghi, sacrificati dalla società e in procinto di salutare, hanno voluto personalmente precisare che l’amore per la maglia cal più di un contratto parigino o di qualche gol in provincia – non ce ne vogliano i tifosi del Siena. Che questo amore sia autentico o dettato da pressioni esterne non è dato saperlo, possiamo solo ipotizzare e non intendiamo farlo. Quel che interessa dire in questa sede è che al Milan, per una volta, hanno fallito gli obiettivi o, meglio, l’obiettivo. Già, perchè dopo Ibrahimovic, Robinho, Nocerino (mezzo milione di euro e sette gol? Affarone), da queste parti si erano abituati talmente bene che l’arrivo di Maxi Lopez “in luogo” di Carlitos Tevez ha suscitato qualche malumore, pur essendo l’ex Barcellona e Catania un attaccante di nome e di fatto. Perso l’Apache, Galliani si è cautelato con il gaucho biondo, che ha il vantaggio di poter giocare la Champions League ed essere quindi utile sui due fronti. Difficile, comunque, che cambino le gerarchie davanti: con Tevez sarebbe stata un’altra storia, per il valore economico, il talento e la disponibilità sul solo fronte nazionale. Così, Ibrahimovic e Robinho restano i titolari, ma il Milan ne guadagna in peso specifico e ha un’alternativa allo svedese, una punta in grado di essere efficace con il fisico e che può duettare con uno o entrambi i brasiliani. Già, perchè è rimasto anche Pato. Che pareva un separato in casa, e che ora si è pure infortunato (e non è una novità). Allegri pensava di averne preso uno per due cessioni, si ritrova con il Papero e Pippo Inzaghi ancora a disposizione. A parole si è detto contento, ma ora dovrà essere bravo a gestire il reparto: sa bene, il tecnico livornese, che i dissapori nella rosa possono costare caro quando ci si giocano i trofei. Dando un’occhiata alle altre operazioni, l’emergenza a centrocampo ha costretto Galliani ad anticipare i tempi per Muntari: contava di averlo gratis a giugno, lo ottiene sempre a costo zero ma subito, mossa necessaria se si pensa a tutti gli infortuni che i rossoneri hanno subito in mediana. Muntari, a nostro avviso, rende al massimo quando inserito in corsa, nell’ultima mezz’ora, quando la partita diventa una battaglia. All’Inter hanno salutato la cessione del ghanese con entusiasmo, ma a Milanello hanno rigenerato giocatori su giocatori e quindi ci sentiamo di dire che l’acquisto può avere valore. Anzi per dirla tutta sulla sponda milanista sono convinti di poter rifilare l’ennesimo sgarbo a Moratti, come accadde per Seedorf e Pirlo… Si attendono ora i rientri di Merkel e Strasser: entrambi sono fermi ai box e non per poco, ma in questi mesi lontano da casa hanno dimostrato che possono dare qualcosa al Milan (Strasser poi un gol decisivo per lo scudetto lo ha già segnato, lo scorso anno) e vanno comunque a rimpolpare un centrocampo in cui Gattuso sarà out ancora a lungo, Flamini ha praticamente qualcosa e Aquilani accusa spesso problemi.
Si è scelto di non investire troppi soldi – che erano destinati a Tevez e restano lì per giugno, quando si tenterà un nuovo assalto all’Apache – e in questo senso anche l’acquisizione di Mesbah per la fascia sinistra di difesa è un bel colpo: l’algerino sostituisce Taiwo, che non si è inserito negli schemi di Allegri ed è stato mandato al QPR; Mesbah rispetto a lui conosce meglio il campionato italiano e cura di più la fase difensiva. Se si adatterà, il Milan avrà un terzino giovane e di sicuro affidamento. La sua prima uscita è stata discreta ma tidima: avrà tempo per rifarsi. In definitiva un mercato low cost per il Milan, nessun colpo ad effetto ma operazioni intelligenti per una rosa che a dirla tutta aveva solo bisogno di qualche ritocco “minore” per essere competitiva su entrambi i fronti. In Italia almeno, checchè ne dica Allegri, i favoriti sono ancora loro. In Europa è un’altra storia, ma per arrivare a maggio c’è tempo…
(Claudio Franceschini)