L’imprenditore, finanziere ed editore Francesco Gaetano Caltagirone con una lettera diffusa dal Corriere della Sera ha aspramente criticato la lista dei membri del nuovo Consiglio di amministrazione di Mediobanca. Un board nato dall’impossibilità di trovare un accordo con Delfin, il principale azionista del gruppo bancario con il 19,8% delle azioni, e lo stesso imprenditore che ne detiene il 9,8%.
Il principale punto della critica di Caltagirone al Cda di Mediobanca risiede nel fatto che la lista anticipata da una lettera diffusa dal Sole 24 Ore sarebbe “autoreferenziale”. In base al regolamento interno dell’istituto bancario, infatti, i nomi che comporranno il board in occasione dei cambiamenti devono essere indicati da quello uscente, con l’effetto, secondo l’azionista, di alimentare un circolo che ha vaghi contorni di “un’autocrazia, in cui i manager possono auto-perpetuarsi, anche in contrasto con scelte e visioni degli azionisti stabili“. Tesi che lo stesso Caltagirone ha anche presentato in sede della commissione Finanza del Senato in occasione delle discussioni sul ddl Capitali, ma che aprirebbe anche un vero e proprio controsenso rispetto allo statuto della Holding Cementir di proprietà dell’imprenditore.
Caltagirone e il controsenso tra Mediobanca e Cementir
Insomma, per Caltagirone la nomina del board di Mediobanca da parte del Cda uscente non sarebbe coerente e corretta nei confronti degli azionisti stabili, che magari vorrebbero proporre e vedere eletti altri membri. Nella sua lettera, infatti, sottolinea che in base a questo regolamento “gli amministratori sono oggetto di una cooptazione che fa prevalere la fedeltà o il conformismo rispetto al perseguimento di obiettivi ambiziosi”.
Caltagirone cita come alternativa più coerente per un gruppo come Mediobanca il modello “angloamericano, dove esistono grandi società con azionariato polverizzato, e calato in una struttura di diritto completamente diversa”. Insomma, a conti fatti questa nuova lettera non farebbe altro che confermare ancora una volta la posizione dell’azionista, che da sempre ha dimostrato il suo astio nei confronti del modello su cui si basa il board di Mediobanca. Tuttavia, non si spiega, come sottolinea Michele Arnese su Startmag, il perché di questo astio, soprattutto a fronte del fatto che l’articolo 7.2 dello statuto della Cementir Holding prevede che sia il Cda uscente ad eleggere il nuovo board. In altre parole, se è lui a decidere va bene, ma se viene escluso sorgono i problemi.