Sì al cambio sesso, anche senza intervento chirurgico. I giudici del tribunale di Trapani avevano recepito una decisione della Cassazione che nel 2015 aveva permesso la rettifica all’anagrafe sul cambio di sesso senza operazione, discostandosi dalla Giurisprudenza. Adesso un fatto simile è avvenuto a Campobasso, dove la sezione civile presieduta da Enrico Di Dedda, ex presidente del tribunale penale di Cosenza, ha depositato la decisione sul cambio di sesso. Sentenze di questo tipo ce ne sono già state anche a Paola, Rovereto, Perugia, Avellino e Avezzano. A Campobasso, come spiega La Verità, si è seguito però un iter quasi esclusivamente documentale.
Il giudice estensore Emanuela Luciani ha ottenuto parere favorevole della Procura, attribuendo il “sesso femminile, in luogo di quello maschile già enunciato nell’atto di nascita” e ha perciò ordinato “all’ufficiale dello stato civile di rettificare il sesso del cittadino sostituendo il precedente sesso maschile con il nuovo sesso femminile, sostituendo il precedente nome con il nuovo”. Il tutto senza operazione chirurgica, che fino alla sentenza del 2015 era la condizione necessaria per poter cambiare genere all’anagrafe. L’assistita, con Fabiola De Stefano come avvocato, ha sostenuto davanti ai giudici che la legge in vigore, se bene interpretato, non presenta la necessità “dell’intervento chirurgico demolitori o modificativo dei caratteri sessuali anatomici primari” per ottenere la rettifica del sesso.
Cambio sesso, “processo documentale” a Campobasso
L’intervento, secondo la Legge, è ancora ritenuto indispensabile per accertamento di disforia di genere: il giudice deve accertare se la persona abbia raggiunto il benessere psicofisico sentendo di appartenere al nuovo genere prima di disporre il cambio di sesso. La scelta deve risultare infatti irreversibile. Nonostante ciò, l’avvocato De Stefano, secondo i giudici, avrebbe dato “prova sufficiente delle intervenute modificazioni dei caratteri sessuali della parte attrice e dell’intervenuta transizione dell’identità di genere”, anche senza intervento. Dunque, come sottolinea La Verità, basta dimostrare di sentirsi di un altro sesso. Due procedimenti pendenti di questo tipo sarebbero anche ad Avellino.
Quello di Campobasso è stato un processo che gli avvocati hanno definito “documentale”. Questo vuol dire che è basato solo sull’intenzione di dimostrare la disforia di genere con la documentazione raccolta, con la quale la persona ha chiesto il cambio sesso. C’è stato un colloquio con il giudice per spiegare le proprie motivazioni e come sia maturata la decisone. Non è stato necessario procedere neppure con la nomina di un consulente tecnico d’ufficio per poter bilanciare con un parere terzo le istanze presentate.