Camilla Sanvoisin, 25enne trovata morta di overdose a Roma: autopsia non ha rilevato segni di violenza. "Non sono un mostro", precisa il fidanzato
Un grammo di eroina avrebbe ucciso Camilla Sanvoisin. Il condizionale è d’obbligo visto che l’autopsia è stata fatta solo ieri e servono due mesi per i risultati degli esami tossicologici. Sono importanti, ad esempio, per capire se la 25enne trovata morta nella sua casa di Roma abbia sniffato eroina, forse un grammo, e se fosse stata tagliata con sostanze tossiche. Ma sono attesi anche gli esiti degli esami istologici per verificare se la ragazza avesse qualche malformazione al cuore che potrebbe essere stata aggravata dal consumo di droga.
Una cosa è sicura, cioè che prima di morire aveva mangiato, ma non è trapelato cosa e quando per risalire all’orario della morte, spiega il Corriere della Sera, così come non è chiara la causa dell’arresto cardiocircolatorio che è alla base del decesso. Questi sono due dei diversi aspetti di questa vicenda da chiarire per ricostruire cos’è successo a Camilla Sanvoisin. Il fidanzato Giacomo Celluprica, ad esempio, ha riferito di averla trovata priva di sensi sul letto, senza l’eroina che aveva lasciato vicino. Ma non si esclude che possa essere morta prima del 13 febbraio.
IL FIDANZATO DI CAMILLA SANVOISIN SI DIFENDE
Al momento resta l’ipotesi dell’overdose per spiegare la morte di Camilla Sanvoisin, del resto la polizia ha individuato tracce di droga nell’abitazione in cui conviveva con il fidanzato, indagato per morte come conseguenza di altro reato. Il 35enne, dal canto suo, si è difeso da critiche e sospetti smentendo l’arresto e dichiarando di essere pronto a fare chiarezza: “Non sono un mostro, l’amavo“, ha dichiarato ad alcuni quotidiani. Gli inquirenti vogliono capire quanto tempo è passato tra il momento in cui la 25enne ha consumato eroina e la sua morte.
LE INDAGINI: ESAMI ANCHE SU TELEFONI E PC
La procura di Roma attende anche i risultati degli esami avviati sull’utenza telefonica della ragazza, per capire fino a che ora l’ha utilizzata. Discorso simile per il dispositivo del compagno e sugli altri di loro proprietà, come tablet e pc. L’obiettivo in questo caso è verificare se il fidanzato stava effettivamente dormendo mentre Camilla Sanvoisin moriva. Sono molteplici, dunque, le domande a cui trovare riposta, ma ci sono anche punti fermi, come l’assenza di segni di trauma, di iniezione e inalazione di sostanze, anche se comunque sono stati prelevati campioni di tessuti e liquidi.