La strategia italiana contro i campi rom è discriminatoria: secondo il Consiglio d'Europa ai nomadi si devono fornire abitazioni prima degli sgomberi
In un paese – ovviamente l’Italia – che da anni ha messo i campo una politica per superare definitivamente il sistema dei campi rom, la recente pronuncia del Consiglio d’Europa è un fulmine a ciel sereno che causerà un blocco improvviso del progetto per trovare una soluzione alla necessità di fornire alloggi temporanei ai nomadi prima di procedere allo sgombero del campo nel quale abitano; indipendentemente dal fatto che la loro fosse un’occupazione illegale in piena regole, oppure consentita dal comune.
Prima di arrivare alla pronuncia del Consiglio d’Europa, è utile ricordare che fino a questo momento il progetto di superamento dei campi rom ha permesso di ridurre il numero di insediamenti autorizzati dai comuni dai 250 che si registrarono nel 2010 agli attuali circa 100, con Roma che è riuscita a passare dai 17 di quindici anni fa ad appena due; mentre al contempo altri 12 dovrebbero essere sgomberati nell’arco del prossimo biennio.
Esemplificativo – e anche utile alla pronuncia del Consiglio d’Europa – è l’esempio di uno dei tanti campi rom della Campania, ovvero quello che si trova a Giuliano (a due passi da Napoli): protagonista dal 2019 di un lunghissimo scontro tra il Comune e il proprietario di diversi ettari del terreno sul quale sorgeva – ovvero Francesco Micillo – è stato integralmente sgomberato e ripulito solamente quest’anno, affidando i circa 400 abitanti ai servizi sociali.
L’esposto sui campi rom: secondo il Consiglio d’Europa la strategia italiana degli sgomberi è discriminatoria
Proprio il campo di Giuliano è finito al centro di un esposto che l’Associazione 21 luglio e i Centro europeo per i diritti dei rom ha presentato alcuni mesi fa al Consiglio d’Europa, denunciando la strategia italiana per ridurre i campi rom: secondo l’esposto, infatti, sgomberare gli insediamenti senza fornire – contestualmente – “un’abitazione alternativa adeguata” rappresenterebbe una violazione degli articoli 31 ed E della Carta sociale europea che tutelano – da un lato – il diritto all’abitazione di tutti i cittadini e – dall’altro lato – quello a non subire discriminazioni.

Dopo la consueta attesa durata diversi mesi, alla fine, il Consiglio si è espresso sull’esposto relativo ai campi rom, dando – quasi ovviamente – ragione alle due associazioni: secondo i giudici, infatti, la strategia italiana per gli sgomberi sarebbe discriminatoria, intimando allo Stato di “adottare misure urgenti” a tutela delle famiglie nobili, tra le quali la fornitura di alloggi – ovviamente dotati di tutti i comfort tra acqua potabile, elettricità, riscaldamento e quant’altro – “temporanei” nell’immediatezza dello sgombero.
