Ennesima di una serie infinita di spaccature nel Movimento 5 Stelle. Questa volta è la guerra in Ucraina a motivarla. Sul suo blog Beppe Grillo ha ospitato un articolo dell’ex ambasciatore Torquato Cardilli che attacca decisamente Nato e Onu. Ovviamente, essendo il M5s parte di un governo che sostiene apertamente l’Ucraina, questa “bravata” li ha messi in difficoltà: è stato detto che il blog di Grillo è un blog personale che non rispecchia le vedute del Movimento.
Ciliegina sulla torta è stata l’elezione di Stefania Craxi a nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama al posto del grillino Vito Petrocelli: ha ottenuto 12 voti contro i 9 dell’altro cinque stelle Ettore Licheri. Risultato che ha mandato su tutte le furie Giuseppe Conte che ha parlato di “nuova maggioranza di governo” che li ha esclusi. Ne abbiamo parlato con Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost e profondo conoscitore del M5s.
Conte continua a dire di no all’invio di nuove armi in Ucraina mentre sul blog di Grillo appare un articolo contro Nato e Onu. Ma Grillo è il garante del M5s o no? Con Conte si parlano ancora?
Premettiamo che stanno litigando sul nulla. È del tutto irrilevante che noi mandiamo armi in Ucraina, leggere o pesanti che siano. Gli ucraini sono abbondantemente riforniti da Usa e Gran Bretagna, non hanno certo bisogno dei ferrivecchi che gli sbologniamo noi. Quando verrà tolto l’assurdo segreto imposto sul tipo di armamenti inviati ce ne renderemo conto. Gli unici mezzi utili sarebbero i blindati Lince, Centauro e Puma. Ma simbolicamente è importante capire chi sta dalla parte dell’Ucraina e chi strizza l’occhio a Putin. Quanto al blog di Grillo, è coerente con la storia dei 5stelle, che si sono sempre opposti all’Occidente, preferendo semi dittature del Terzo mondo come Venezuela o Iran. È Di Battista, e non Di Maio, quello più in sintonia con la base grillina.
Conte cosa vuole fare con il governo, rompere sulla questione armi?
Visti i sondaggi, con la maggioranza degli italiani contrari all’aumento delle spese militari, Conte potrebbe essere tentato a far cadere il governo e provocare un voto anticipato in autunno, per incassare i consensi pacifisti. I grillini infatti sono gli unici a dire no all’aumento.
In seguito alla elezione di Stefania Craxi come nuovo presidente della commissione Esteri di palazzo Madama, i cinque stelle hanno indetto un “consiglio nazionale straordinario”: cos’è? Come funziona?
Le invenzioni statutarie grilline non interessano più nessuno. I loro organi vengono sempre annullati da sentenze che danno ragione ai dissidenti di turno. Conte vuole solo drammatizzare la rottura della maggioranza.
Conte non ha torto quando dice che il M5s almeno in parlamento rappresenta la maggioranza degli italiani. Può esserci una maggioranza alternativa? Secondo Conte si sarebbe appunto creata sulla Craxi: “Registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza da FdI a Iv”, ha detto. Li costringerà a uscire da governo?
Il 32% conquistato dai grillini nel 2018 è preistoria. Quei 300 parlamentari si sono ridotti a 200, ovvero solo il 20% del totale. Altro che maggioranza. Il problema è che i cento grillini fuoriusciti sono quasi tutti all’opposizione di Draghi, quindi se Conte esce dal governo Draghi cade. A meno di sorprese come Di Maio che potrebbe restare al governo trascinando con sé un altro centinaio di parlamentari, rompendo col M5s.
A che percentuale è dato oggi il M5s?
Il 13% mi sembra attendibile.
Stefania Craxi, neopresidente commissione Esteri ha detto: “La politica estera di un grande Paese come l’Italia, per ragioni valoriali e culturali, ancor prima che storiche e geopolitiche non può non avere chiari connotati atlantici, un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità”. Come commenti?
Parole ragionevoli. Ma basta il suo cognome per renderla indigeribile ai grillini.
Finora abbiamo visto i 5 Stelle come dipendenti dalla poltrona. Non è possibile che Conte, alla luce della situazione di difficoltà del governo (stallo di Draghi, energia, imprese, stagflazione, etc.) pensi anche lui che prima si va al voto, meglio è? Dunque prima del ’23?
Sì. Anche per altri tre motivi. Primo, il logoramento del suo gradimento personale, crollato dal 60% di quand’era premier al 30%. Secondo, la sua incapacità di mettere assieme il governismo di Di Maio con il movimentismo di Di Battista. Terzo, l’approssimarsi del voto locale il 12 giugno, e soprattutto delle regionali siciliane in autunno. Per i grillini saranno bagni di sangue, ne usciranno distrutti. Quindi meglio incassare seggi in Parlamento il più presto possibile, prima di affondare sotto il 10%.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.