Carola Rackete, le motivazioni della sentenza della Cassazione sull'annullamento dell'ordine di arresto per la capitana della Sea Watch 3.
CAROLA RACKETE, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Dopo la bocciatura del ricorso presentato dal pubblico ministero Patronaggio, la Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza della Cassazione sull’annullamento dell’ordine di arresto nei confronti di Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3. Per i giudici, l’attivista tedesca ha agito correttamente seguendo le disposizioni sul salvataggio in mare perché «l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro», riporta Repubblica. Ricordiamo che la Rackete speronò una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a repentaglio le vite degli agenti delle Fiamme Gialle e forzando il divieto di ingresso firmato dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, con l’obiettivo di portare e fare sbarcare i migranti al molo di Lampedusa.
CASSAZIONE: “CAROLA RACKETE RISPETTO’ OBBLIGO DI SOCCORSO”
Carola Rackete agì dunque in adempimento del dovere di soccorso in mare, ma non è finita qui. Repubblica evidenzia che per la Cassazione «queste sono due disposizioni ben conosciute anche da coloro che, per servizio, operano in mare svolgendo attività di polizia marittima in una situazione nella quale la causa di giustificazione era più che verosimilmente esistente». Grande la rabbia dell’ex capo del Viminale Matteo Salvini, che ha commentato la notizia nel corso di una conferenza stampa a Chieti: «Sembra che la Cassazione, nelle motivazioni, dice che Carola Rackete non andava arrestata, che non ha commesso reato perché al comando della nave c’era un maresciallo della Finanza e non un comandante, quindi si giustifica lo speronamento, le voglio leggere queste motivazioni. Ma quelli rischiavano di essere schiacciati come vermi, è incredibile».
