Delusione tra i MAGA per la retromarcia di Trump sugli Epstein Files, che avevano invece costituito parte della campagna elettorale. Cosa nasconde il caso?
Si apprende dalla Reuters che diversi dei più fedeli sostenitori di Trump si dimostrano delusi – e in alcuni casi pure infuriati – per la marcia indietro innestata dal presidente sulla diffusione degli Epstein Files.
Il problema nasce dal fatto che, prima e durante la campagna elettorale, il tycoon ne aveva fatto uno dei messaggi sbandierati con maggiore frequenza e aggressività, sostenendo che l’amministrazione Biden aveva impedito la diffusione delle prove del degrado morale della classe dirigente progressista, grande frequentatrice del resort che Epstein aveva costruito alle Isole Vergini, dove – secondo diverse testimonianze – venivano fatti incontrare agli ospiti anche minorenni di entrambi i sessi.
Recentemente è stata trovata “suicida” Virginia Giuffre, che aveva accusato Epstein – e anche il principe Andrea – di averla usata come schiava sessuale quando era minorenne.
La faccenda è davvero torbida, in quanto diversi whistleblower hanno sostenuto che dietro lo specchio di ogni stanza ci fosse una telecamera per registrare ogni cosa a scopo di eventuali ricatti. Tutto organizzato, secondo la vulgata immediatamente ritenuta complottista, dal Mossad, di cui Epstein si ritiene fosse un agente, che viaggiava per il mondo con diversi passaporti falsi.
Negli ultimi tempi, proprio quando l’attesa era arrivata al culmine anche per la notizia del suicidio della Giuffre, è giunto come una doccia gelata il promemoria del Dipartimento di Giustizia (DOJ) che sosteneva non esistere “alcuna lista di clienti incriminanti” o alcuna prova che Epstein potesse aver ricattato personaggi di spicco. Esattamente il contrario di quanto era stato sostenuto per tanto tempo e soprattutto durante la campagna elettorale.
C’è da chiedersi come mai Trump e i suoi esperti di comunicazione non abbiano saputo immaginare cosa avrebbe generato una simile marcia indietro. La pancia del movimento MAGA (i più fedeli sostenitori del presidente) è in grande subbuglio. Personaggi di spicco del mondo repubblicano hanno cominciato ad agitarsi e a protestare pubblicamente. Ci sono la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, il primo consigliere politico di Trump Steve Bannon, il noto podcaster Alex Jones, i giornalisti di enorme seguito preferiti dalla destra radicale Tucker Carlson e Megyn Kelly, e lo stesso Elon Musk.
Ma la lista è assai più lunga e, di conseguenza, molto ampio il dissenso e lo sconcerto diffusi da influencer e opinion leader nella base MAGA. Sempre la Reuters informa che “Nel tentativo di contenere le ricadute, Trump e i funzionari della Casa Bianca stanno valutando una serie di opzioni, tra cui la desecretazione di nuovi documenti, la nomina di un procuratore speciale e la stesura di provvedimenti esecutivi su questioni come la pedofilia”.
Sembra un tentativo un po’ debole, specie di fronte al diffondersi della convinzione che Trump sia ricattato, in particolare da vertici di Israele ritenuti coinvolti nella vicenda.
A questo ha alluso lo stesso Bannon, affermando che “il caso Epstein è la chiave che scassina la serratura su un sacco di cose, non solo individui ma anche istituzioni”.
E forse questo spiega perché Netanyahu si è precipitato nuovamente alla Casa Bianca per conferire a quattrocchi con Trump.
Non si potevano telefonare? O la questione è talmente delicata al punto da non fidarsi nemmeno delle connessioni criptate?