Elezioni Quirinale, curiosità e tradizione: dall’insalatiera all’applauso rivelatorio
L’elezione del tredicesimo presidente della Repubblica prende il via oggi, lunedì 24 gennaio. Corre dunque l’obbligo di ripassare la liturgia che porta alla selezione dell’inquilino del Quirinale: un insieme di tradizioni, regole – scritte e non -, di riti inossidabili che vanno a regalare all’intera operazione una sua “sacralità”, al punto da far parlare spesso di “conclave laico“. Imprescindibili – o quasi – i catafalchi, le cabine montate ai piedi della presidenza di Montecitorio, sopravvissuti alla richiesta di chi voleva abolirli per ragioni sanitarie.
Alla fine saranno presenti, ma non nella forma tradizionale: verranno infatti installate delle “cabine elettorali” molto simili a quelle in cui tutti gli italiani votano. Niente tendine e spazi più ampi. Chi ha superato indenne la prova del Covid è invece l’insalatiera, la cesta di vimini foderata di raso verde all’interno della quale i Grandi elettori depositeranno la loro preferenza.
Altra caratteristica della votazione è l’applauso rivelatorio che scatta non appena il candidato vincente supera il quorum. Di solito la lettura dei voti da parte del presidente della Camera viene infatti seguita in religioso silenzio per consentire a chi è responsabile della “conta” nei partiti di non commettere errori di calcolo. Superato il magic number il silenzio viene interrotto dall’applauso fragoroso che segnala l’elezione del nuovo capo dello Stato.
Elezioni Quirinale, curiosità e tradizione: i 21 spari del cannone del Gianicolo
Sempre della liturgia fanno parte le peculiarità del giorno del giuramento. In quella data la campana di Montecitorio suona per tutto il tragitto dell’eletto dalla sua residenza romana fino all’arrivo alla Camera. Lo stesso accade nel momento in cui egli pronuncia il giuramento. In quello stesso frangente il cannone del Gianicolo spara 21 salve, l’onore riservato ai capi di Stato. Al suo arrivo a Montecitorio, il presidente eletto riceve gli onori militari da un reparto di Carabinieri in alta uniforme. Ad accoglierlo in Aula, dove rivolge il suo messaggio alla Nazione, trova 21 bandiere e drappi rossi. Uscito dal Parlamento, egli è presidente nella pienezza dei poteri.
A quel punto a rendergli gli onori sono i Corazzieri, le Guardie del presidente della Repubblica. La ritualità prevede che il presidente ascolti l’inno di Mameli in Piazza Montecitorio e passi in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda. Di lì il passo successivo lo vede montare sulla Lancia Flaminia 355 decapottabile insieme al premier e al segretario generale del Quirinale per andare a rendere onore all’Altare della Patria. Fatto ciò, scortato dai Corazzieri a cavallo e dai motociclisti, si può dirigere verso quella che secondo la Costituzione dovrà essere la sua residenza per i sette anni successivi: il Quirinale.
Giunto al Colle riceve gli onori militari e sale allo studio alla vetrata, dove ha luogo un colloquio con il presidente uscente; questi consegna al nuovo presidente il collare di Gran Croce decorato di gran Cordone, la massima onorificenza della Repubblica. A quel punto, il nuovo capo dello Stato si trasferisce nel salone dei Corazzieri per un intervento alla presenza dei vertici delle istituzioni e dai leader politici.