Strage di Via Scobar, chi ha ucciso i tre carabinieri D'Aleo, Bommarito e Morici: il processo e le condanne per gli esecutori materiali e i mandanti
Strage di Via Scobar, chi ha ucciso i tre carabinieri Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici il 13 giugno 1983? Il processo giudiziario dell’agguato compiuto da due killer che operavano su ordine dei boss mafiosi, di cui si parlerà anche alla trasmissione “Cose Nostre” è stato negli anni più volte soggetto a vari depistaggi che hanno reso le indagini difficili e complicate.
Nella ricerca della verità, durata 42 anni, quello che è emerso è che il movente sicuramente fu spinto da una volontà di ritorsione nei confronti di chi era stato ritenuto non solo colpevole di aver scoperto traffici e affari illeciti delle famiglie mafiose che si intrecciavano agli interessi della politica, ma anche di aver proseguito nell‘operazione dell’antimafia nonostante i vari avvertimenti ed intimidazioni sullo sfondo di un clima già segnato dalla strategia del terrore portata avanti da boss e latitanti nei confronti di chiunque svolgeva inchieste sui rapporti stato-criminalità organizzata.
La verità, inizialmente ostacolata da un muro di omertà che voleva far credere che le vittime fossero state uccise per caso, iniziò ad emergere solo nel 1997, anno in cui finalmente il caso venne definito triplice omicidio e si configurò la responsabilità di Cosa Nostra per questo delitto, collegato anche ad altri attentati.
Processo per la strage di Via Scobar, mandanti ed esecutori del triplice omicidio dei carabinieri D’Aleo, Bommarito e Morici
Il processo per la strage di Via Scobar inizia nel 1997 nell’ambito della più ampia inchiesta giudiziaria denominata “Tempesta“. Nel corso della lunghe indagini venne stabilita la responsabilità di alcuni personaggi legati alla mafia, sia come mandanti che come esecutori materiali del triplice omicidio.
Una prima sentenza venne raggiunta nel 2001 e la seconda nello stesso anno dopo qualche mese, ma le effettive condanne furono pronunciate solo nel 2007.
I giudici stabilirono l’ergastolo per il gruppo definito “Lo squadrone della morte“: Michelangelo La Barbera, Francesco Paolo Anzelmo, Domenico Gangi, Giuseppe Giacomo Gambino, Salvatore Biondino ritenuti tra gli esecutori che quel giorno, il 13 giugno, portarono a termine l’agguato uccidendo i tre uomini dell’arma.
Tra i mandanti, anche nomi già noti come Salvatore Riina, Michele Greco, Pippo Calò, Antonio “Nenè” Geraci, Giuseppe Farinella, Raffaele Gangi, Francesco Madonia. Nonostante le pronunce della Corte in seguito 40 condanne vennero annullate e alcuni personaggi furono assolti, tra loro anche Bernardo Provenzano già con diversi ergastoli da scontare per altri omicidi ma che in appello risultò estraneo alla strage di Via Scobar.
Nessun nome legato alle istituzioni e alla politica risultò indagato per il caso, per questo ancora oggi i parenti delle vittime chiedono di riaprire le indagini per stabilire una verità completa.
