Chi ha ucciso Nicholas Green: i processi hanno puntato su Francesco Mesiano e Michele Iannello che ancora oggi si professano innocenti
Andrà in onda questa sera su Rai 2 il documentario “Effetto Nicholas” dedicato alla singolare storia di Nicholas Green che nel 1994 fu ucciso all’età di appena 7 anni da due killer che secondo le indagini e i processi era affiliati alla ‘Ndrangheta calabrese: un caso che scosse profondamente l’opinione pubblica italiana perché oltre alla giovanissima età della vittima, finita coinvolta in fatti nei quelli nulla c’entrava, fu anche uno dei più importanti casi di donazioni di organi mai registrati in Italia.
Tra queste righe, la nostra attenzione vuole essere rivolta alla domanda – che certamente in moltissimi si staranno facendo – “chi ha ucciso Nicholas Green“, ma prima di arrivarci è bene ripartire dall’inizio, ovvero dal 1994: il 29 settembre, infatti, l’auto su cui viaggiava il bimbo di 7 anni in compagnia dei suoi genitori fu crivellata di proiettili da due individui a bordo di una seconda auto che li raggiunse sull’autostrada A3 tra Salerno e Reggio Calabria.
Il piccolo Nicholas Green fu l’unico a rimanere ferito e purtroppo dopo un paio di giorni è deceduto – e qui si inserisce la sua famosa donazione di organi che salvò la vita a sette diverse persone – e le indagini condussero (con non poche difficoltà) gli inquirenti sulla pista dello scambio di persona: il padre di Nicholas fu, infatti, scambiato da alcuni (si suppone) ‘ndranghetisti con un gioielliere locale che volevano derubare.

Chi ha ucciso Nicholas Green: le tesi alternative rispetto ai condannati Francesco Mesiano e Michele Iannello
Per la morte di Nicholas Green sono stati condannati da tutti e tre i gradi di giudizio Francesco Mesiano – all’epoca dei fatti 22enne – e Michele Iannello – all’epoca 27enne -: il primo è stato ritenuto dai giudici l’autista dell’auto dalla quale furono esplosi i proiettili che uccisero il bimbo di 7 anni, condannato a 20 anni di reclusione; mentre il secondo fu ritenuto l’effettivo assassino, condannato – non a caso – all’ergastolo.
Il fatto sorprendente delle condanne per la morte di Nicholas Green è che entrambi i condannati hanno sempre e comunque continuato a professarsi del tutto innocenti: sorprendente soprattutto se si considera che lo stesso Iannello ha poi intrapreso il percorso da collaboratore di giustizia, aiutando gli inquirenti a sgominare le famiglie mafiose di Mileto e della Piana di Gioia Tauro; autoaccusandosi per decine e decine di reati, ma mai per l’omicidio del piccolo Green.
Dal conto suo Iannello ha sempre puntato il dito contro suo fratello per l’omicidio di Nicholas Green; mente al contempo Mesiano è stato escluso dalla scena del delitto anche dal pentito e collaboratore Andrea Mantella che sostiene che sia stato incastrato in cambio di 50 milioni di lire da un non meglio precisato soggetto, per salvare dalla condanna tale Nazzareno Prostamo, – ironicamente – cognato di Iannello.
