Donato Bilancia, chi sono le 17 vittime per le quali è stato condannato a 13 ergastoli (scelte per odio e caso): dalle bische alle prostitute e ai treni
Furono sette mesi di puro terrore, per Liguria e Piemonte, quelli tra l’autunno del ’97 e la primavera del ’98, a causa della scia di sangue di Donato Bilancia, al centro del documentario in onda su Nove, Le tre vite. Il serial killer commise una serie di omicidi inspiegabili: ben diciassette vittime, per le quali fu condannato a tredici ergastoli. Uomini soffocati in casa, gioiellieri uccisi per pochi soldi, ma anche prostitute uccise a sangue freddo e viaggiatori ammazzati in treno.
Sembravano delitti scollegati; invece, dietro c’era Donato Bilancia, uno degli assassini più efferati della storia italiana. Il primo delitto risale al 16 ottobre ’97, quando entrò nella casa di un gestore di una bisca clandestina, Giorgio Centanaro, dopo aver perso somme importanti di denaro. Pochi giorni dopo uccise una coppia di gioiellieri per rapina, Maurizio Parenti e Carla Scotto; a seguire, Bruno Solari e Maria Luigia Pitto.

Poi cambiò bersaglio, prendendo di mira alcune prostitute straniere, motivo per cui venne soprannominato “il serial killer delle prostitute”. Si fingeva cliente, le attirava in auto o a casa, poi sparava loro a bruciapelo. Questo fu il destino toccato a Stela Truja, Ljudmyla Zubskova e Tessy Adobo.
LE ALTRE VITTIME DI DONATO BILANCIA
A Ventimiglia uccise un cambiavalute, Enzo Gorni, per pochi soldi, stesso destino riservato a Luciano Marro. A Novi Ligure provò a uccidere una transessuale, che però riuscì a sfuggire alla sua furia. La sua testimonianza fu importante per realizzare l’identikit. Un fallimento che fece infuriare Donato Bilancia, il quale riversò la sua rabbia su due guardie giurate che erano intervenute per aiutare Lorena Castro: Massimiliano Garillo e Candido Randò.
A proposito di guardie giurate, mesi prima aveva ucciso Giangiorgio Canu per appropriarsi della pistola d’ordinanza. Poi si guadagnò anche il titolo di “serial killer dei treni”, perché commise omicidi su diversi convogli: ammazzò una giovane infermiera, Elisabetta Zoppetti, e sei giorni dopo una giovane babysitter, Maria Angela Rubino. Il suo ultimo omicidio fu quello di un benzinaio, Giuseppe Mileto, che si era rifiutato di fargli credito.
LA FINE DELLA SCIA DI SANGUE E L’ARRESTO DI DONATO BILANCIA
Questa scia di sangue venne fermata dalla testimonianza di Lorena Castro, che fornì dettagli preziosi per l’identificazione. Così gli inquirenti incrociarono gli spostamenti, usarono le prove balistiche e le tracce lasciate sui luoghi dei delitti per arrivare a lui; infatti, il 24 aprile ’98 venne arrestato nel suo appartamento a Genova. «È stato lui l’unico colpevole, ma talvolta interessi oscuri hanno intralciato l’indagine. Cambiava comportamento anche in base alle indiscrezioni sui media», dichiarò il pm Zucca, come riportato dal Secolo XIX.
