SANGUE CALDO/ Lultima puntata del melò che riporta le donne al comando

- Ilenia Provenzi

Oggi su Canale 5 andrà in onda lultima puntata di Sangue Caldo, la fiction italian dal ricco cast che ha riportato in auge il tono dei melò. Ce ne parla ILENIA PROVENZI

Sangue_Caldo_DueR400 Una scena della fiction

Il titolo fa pensare a una telenovela. Il tono è quello di un melò, ma con un tocco di poliziesco. Il cast conta su volti ben noti, Gabriel Garko, Asia Argento, Manuela Arcuri e segue londa del successo de Lonore e il rispetto e Il peccato e la vergogna. La storia si snoda tra gli amori e i tormenti dei protagonisti, intrecciati con i cambiamenti della società italiana degli anni Cinquanta. Stiamo parlando di Sangue Caldo, la fiction di Canale 5 che ha confermato il successo del melodramma in tv, riportando alla ribalta le figure di donne passionali e conquistando il pubblico (specialmente femminile) con attori affascinanti, tante lacrime ed eventi tragici a non finire. A fare da sfondo alle vicende è la società romana dalla fine degli anni Cinquanta in poi, dopo leliminazione delle cosiddette case chiuse. Asia Argento e Gabriel Garko interpretano i ruoli di Anna e Mister, una prostituta e un rapinatore che progettano di sposarsi per cominciare una nuova vita dopo un ultimo colpo grosso. Ma, come in ogni dramma che si rispetti, il destino gioca la sua partita a carte, scombinando i piani dei personaggi e accanendosi contro gli innocenti. E così, quando il complice di Mister (Fontana) decide di impossessarsi da solo del malloppo, prende di mira la nuova famigliola felice, costringendo i tre figli di Anna a dividersi: Antonia finisce in un convento, Sergio tra le mani di un trafficante di bambini ed Enea in una casa di correzione. La resa dei conti arriverà molti anni dopo, quando la figlia (Manuela Arcuri) cercherà di riscattare la madre e si troverà di fronte al vecchio nemico, il diabolico Fontana.

Come nella moda, anche in tv spesso il passato ritorna e adesso stiamo assistendo al recupero del melò fiorito negli anni Cinquanta, quel genere che ha segnato il profilo culturale di una nazione in ripresa dopo il periodo oscuro della guerra. Fu allora che si impose la figura della donna, non solo come protagonista, ma anche come spettatrice, associata a tematiche squisitamente femminili: amori contrastati, figli illegittimi, adulteri, minacce, espiazioni, reclusioni in convento.

Oggi come allora, le donne del melodramma hanno un passato alle spalle da cui vogliono fuggire, sono costrette alle prove più degradanti (la prostituzione, i lavori umili) e separate dai figli, ma restano sempre energiche e seducenti, capaci di amare e di essere amate. Si punta sullempatia della spettatrice, che vedendo leroina cadere nellabisso tifa perché si rialzi; ma anche sul potere di seduzione che la donna passionale ha sulluomo, finendo così per proporre un modello opposto allidea eterea e spirituale della donna angelicata di Dante e dei trovatori medievali.

E gli uomini? Solitamente sono mere funzioni narrative, il bello, il cattivo e il virtuoso, costruiti in funzione delle protagoniste che devono dominare la scena. Su tutti incombe il fato, perché nelle storie melò i progetti sono sempre scombinati, i matrimoni maledetti e la felicità è un’ombra che subito svanisce.

La fortuna del genere, che si è imposto con Il sangue e la rosa, L’onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna e ora Sangue Caldo, sembra la risposta adulta al successo del romantic-horror dilagante tra gli adolescenti. Forse è una via di fuga dalla realtà, la creazione di un mondo parallelo ispirato al fotoromanzo popolare, dove i discorsi sono sempre enfatici, le emozioni amplificate e i siparietti comici servono a spezzare momentaneamente la catena di eventi tragici che costellano la trama. Se però i prodotti per gli adolescenti segnano il trionfo del romanticismo, gli sceneggiati televisivi giocano sulla provocazione, presentando un universo in cui le prostitute e i criminali si aggiudicano ruoli da protagonisti e la violenza e il sesso non sono più dei tabù.

Al di là dei difetti tecnici e di recitazione che accompagnano la maggior parte dei prodotti italiani, a lasciare l’amaro in bocca è la visione del mondo che emerge dai drammoni che si susseguono sullo schermo. In queste storie la vita è una serie di sventure intervallate da qualche fugace istante di gioia, la giustizia si ottiene con le armi e l’amore si esprime nell’attrazione erotica. A mancare è soprattutto l’orizzonte morale e la profondità umana che sono propri dei grandi romanzi e di alcuni prodotti cinematografici, capaci di innalzare il melodramma a livelli superiori.







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