Michele Santoro apre la puntata di Servizio Pubblico in onda ieri sera con l’annuncio di una denuncia. E’ quella che, dice il conduttore tv, ha ricevuto da parte di Mediaset. Si tratta di una citazione per danni in conseguenza di una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano in cui il giornalista avrebbe parlato di conflitto di interessi nella persona di Mediaset. Si tratta di una intervista in cui Santoro raccontava come mai non era più andato in porto il suo previsto accordo con La7 dopo aver lasciato la Rai. Secondo quanto dice Santoro in quella intervista, l’accordo era pronto, ma poi sono arrivate pressioni esterne per colpa del conflitto di interessi. Santoro ha concluso dicendo che in questo Paese parlare di conflitto di interessi è complicato, ma lo farà Marco Travaglio. Questa mattina è intervenuta direttamente Mediaset per commentare l’episodio. L’azione civile, dice, è stata intentata per un punto specifico dell’intervista in cui Santoro afferma che Mediaset avrebbe esercitato pressioni su Telecom per impedire l’accordo con il giornalista. Secondo Mediaset, tale insinuazione è stata smentita anche dall’amministratore delegato della rete televisiva, Giovanni Stella. Poi Santoro, sempre in apertura della puntata di ieri sera di Servizio pubblico, che si intitolava “Punire i corrotti”, ha parlato di riforma della televisione. Ha detto che spera che il governo Monti la faccia, altrimenti, ha aggiunto, ci resta Fiorello: lo ha definito un ansiolitico senza effetti collaterali. Poi si è dichiarato soddisfatto di vedere Monti alla pari con Sarkozy e Merkel: “Siamo tutti in attesa di vedere cosa uscirà dal cilindro, solo allora potremo vedere i conigli e giudicarli” riferendosi ai futuri provvedimenti economici del nuovo esecutivo. Nella puntata di ieri sera era premeste in studio il segretario della Fiom Cgil Landini che si è occupato del caso Fiat, in seguito all’annuncio della azienda di interrompere tutti gli accordi sindacali in atto. In studio anche l’imprenditore e parlamentare Santo Versace, il giuslavorista Michele Tiraboschi, e i giornalisti Marco Lillo del Fatto quotidiano e Massimo Mucchetti del Corriere della Sera.