Novità sul cosiddetto “Beauty contest” (che non è un concorso di bellezza come il nome potrebbe suggerire). La regolamentazione delle frequenze televisive definite appunto un “bene” ma limitato, da tempo è oggetto di discussione tra le forze politiche. Si chiede infatti una regolamentazione, per evitare che un operatore televisivo prevalga sugli altri. Adesso il governo Monti ha fatto la propria scelta in merito: le frequenze televisive non saranno più gratuite, ma saranno concesse solo a pagamento. In questo modo il governo prevede di incassare circa 1,2 miliardi di euro. Naturalmente si parla di nuovi canali televisivi, non quelli già in uso: ma è comunque un brutto colpo per gli operatori come Mediaset. A far sapere la decisione dell’esecutivo il ministro Passera dopo lunga riflessione avrebbe individuato il percorso per assegnare i multiplex di frequenza. Si tratta di una intesa presa con l’Unione europea e l’Autorità delle comunicazioni. Le frequenze verranno messe in vendita attraverso un’asta pubblica: “La prossima asta sarà fatta di pacchetti di frequenze con durate verosimilmente diverse” ha spiegato Passera. Ecco alcune delle ipotesi su come avverrà la vendita, il governo infatti non ha ancora comunicato nulla di preciso a riguardo: una banda larga definita 700, cioè 2 o 3 dei sei multiplex messi in vendita sarà aggiudicata per non più di tre anni. Nel 2015 infatti una commissione delle Nazioni Unite prevede che le reti vengano spostate dalle televisioni a Internet. La banda 700, superveloce, è considerata la più ambita del pacchetto: se la contenderanno tutti quegli operatori che già hanno individuato la Rete come il futuro della televisione. Gli altri tipi di frequenza saranno invece assegnati per un periodo più lungo. La decisione dell’esecutivo sarà adesso giudicata dalla commissione europea e naturalmente dai partiti italiani. L’Agcom deciderà poi quando fare l’asta vera e propria. E’ dunque una svolta che manda in pensione quanto il precedente governo Berlusconi aveva proposto. una concessione gratuita dei sei multiplex a chi aveva i requisiti necessari. Ovviamente ai tempi del governo Berlusconi la polemica in merito era altissima per via del conflitto di interessi che legava il premier a Mediaset. Una volta insediato il governo Monti si decise subito di sospendere il beauty contest, in quanto Passera giudicò inopportuno cedere gratuitamente dei beni di valore dello Stato.
Sulla decisione del governo si registrano già le prime proteste da parte di Mediaset che fa presente di pagare al momento un canone allo Stato per l’affitto delel frequenze pari a 32 milioni di euro. Una cira che non paga nessun altro oepratore televisivo, dicono i vertici di Mediaset.