Ieri sera, venerdì 31 maggio, è andata in onda la penultima puntata di Quarto Grado, condotta da Salvo Sottile, ha lasciato ampio spazio al caso di Roberta Ragusa, parlando in particolare di Sara Calzolaio, l’amante di Antonio Logli. Ma anche il processo per la morte di Sara Scazzi, conclusosi con una condanna tutta la femminile, continua a essere al centro dell’attenzione. Oggetto dell’approfondimento preparato dalla redazione di Quarto Grado, è stato il confronto avvenuto in aula tra Sabrina Misseri e la supertestimone Anna Pisanò. Accuse e contro accuse non sono mancate durante il dibattimento anche se la perizia degli inquirenti ha dimostrato quanto Sabrina sia stata abile nel montare castelli accusatori sulla base di pettegolezzi e dicerie da paese dove la miseria umana non ha mancato di colpire nella sensibilità. Secondo il parere dell’avvocato Nicodemo Gentile, difensore della famiglia Scazzi, le donne di casa Misseri hanno dimostrato una sottigliezza paurosa nell’intrecciare catene di bugie per screditare qualsiasi testimone. Secondo le ricostruzioni fornite dall’inviato Remo Croci, in tutta la triste storia dell’omicidio di Avetrana, abbiamo potuto riconoscere due volti di Sabrina Misseri: quello mediatico, usato nel tentativo di allontanare da lei e dalla famiglia ogni sospetto. Un volto calcolatore e passionale allo stesso tempo. Il volto della donna sottoposta al processo, dove la menzogna sapientemente architettata e reiterata ha cercato di smontare ogni testimonianza senza evitare autentici colpi bassi. La questione che emerge è chiara: chi è un persona in grado di usare in maniera diabolica simili attitudini?Chi è l’assassino di Yara Gambirasio? Le indagini si sono spostate in val Seriana, dove, in una paese di nome Onore, sembrerebbe nascondersi l’autore materiale del crimine. Le attenzioni degli inquirenti sono concentrate sulla persona di un giovane del quale il nome non è stato fatto per evitare fughe di notizie. L’ipotetico assassino sarebbe un orfano, anche se i pettegolezzi vorrebbero far saper ben altro. Le ipotesi farebbero presupporre che l’indiziato altro non sia che il figlio di un uomo della valle avuto con una villeggiante di Milano e consegnato alla pietà degli istituti per evitare scandali. Secondo l’opinione di Giangavino Sulas, si tratterebbe di un errore clamoroso dovuto al gossip piuttosto che una pista fondata su indizi certi e inequivocabili.
Infine spazio anche alla storia di Dina Dore, creduta vittima di un tentativo fallito di rapimento, ha conosciuto la conclusione nella verità. Dopo lunghe indagini, l’arresto del marito, Francesco Rocca, riconosciuto colpevole con l’aiuto di un ragazzo all’epoca minore, rende giustizia ad un altra donna.