IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE/ Laltra faccia dell11 settembre che spazza via le “ideologie”
Il film di Mira Nair racconta una lucida ed elegante analisi di cosa fu l11 settembre, ma da una prospettiva non convenzionale. La recensione di MARIA LUISA BELLUCCI

Con scrittura sciolta e regia fluida, Il fondamentalista riluttante racconta una lucida ed elegante analisi – ma non per questo priva di sentimento – di cosa fu l11 settembre. Lo fa dando spazio a una prospettiva non convenzionale, che parla allo spettatore chiedendogli di ampliare il proprio raggio di visuale. Le Torri Gemelle e il Pentagono non furono una tragedia solo occidentale. Ne subirono le conseguenze anche tutti coloro che, come Changez, il protagonista di questa storia, hanno pagato lo scotto di unorigine scomoda.
Tutto inizia nel 2001, quando il giovane pakistano, originario di Lahore, termina Princeton con lode e ottenendo, così, il posto di analista finanziario in una delle più grandi società dAmerica. Il suo sogno americano si sta avverando. Perché ha tutto dalla vita. Talento, un ottimo lavoro, un amore giovane ed emozionante. Le Torri stravolgono il destino di molta gente. Lui compreso. Perché per quanto ami lAmerica e – in fondo – lavori per essa, il suo passaporto scotta. Il popolo americano piange i suoi morti e la rabbia è cieca. Non è capace di fare distinzioni, ma raccoglie tutte le etnie di quella parte maledetta di mondo in ununica grande famiglia. Per cui chiunque abbia lincarnato scuro e la barba al modo musulmano è automaticamente un terrorista.
Nel romanzo di Mohsin Hamid, da cui è tratto il film, così come nella pellicola, non si prende una parte. Si cammina sul filo del rasoio, giocando dequilibrio tra le ragioni americane e quelle pakistane. Il punto – che rende la storia innovativa nella prospettiva – non è condannare una parte per lattentato, generalizzando, né sostenere la difesa americana. La questione è mostrare come questi due mondi, alla fine, si basino su simili assunti.
Mira Nair sceglie un linguaggio delicato. Deciso e senza equivoci, ma non urlato. E il centro di questo precario equilibrio è il giovane Changez. Che torna alle origini, le vive e le fa sue, senza rinnegare il trascorso americano, ma rinnovando lo spirito che lo lega alla sua terra. I fondamentalismi sono pericolosi. Di qualunque tipo essi siano. Religiosi o economici. In ogni caso agiscono senza raziocinio in nome di una causa santa che per il proprio Dio (che sia Allah o il dio Denaro) spazza via chiunque non serva al successo finale.
La potenza di Changez sta nell’essere libero. Vittima della paura americana, ma coraggioso di fronte alla possibilità di scegliere chi essere, tenendo fede alla propria indipendenza intellettuale. Forse lui e la risolutezza con cui si si pone di fronte alla violenza tragica dell’11 settembre rappresentano la chiave per sperare nel futuro.
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