Si è parlato di “Malitalia”, nella puntata di Storie vere andata in onda oggi, mercoledì 8 ottobre, alle 10.00 su Rai Uno. La prima storia introdotta da Eleonora Daniele è stata quella di Rosario Mulone, unico superstite del disastro causato dal ribaltamento di uno dei vulcanelli di argilla di Macalube di Aragona, in provincia di Agrigento, che ha provocato la morte dei due figlioletti dell’uomo, Laura e Carmelo. Come raccontato da Silvio Schembri, giornalista di Agrigento Notizie, la procura di Agrigento ha aperto immediatamente delle indagini, ponendo l’area sotto sequestro. Alessandro Meluzzi, ospite in studio, fa notare come in Italia, paese ad alto rischio idrogeologico, dovrebbe vigere una migliore cultura della prevenzione, mentre per Roberto Alessi sarebbe necessario un po’ più di buonsenso da parte delle persone, che dovrebbero evitare di recarsi in aree fortemente a rischio, e Katia Ricciarelli, infine, si chiede se questa tragedia poteva essere evitata, lasciando poi spazio alle testimonianze di diverse persone del posto che il giorno dell’esplosione del vulcanello hanno soccorso Rosario Mulone e i suoi figli.Subito dopo, Marco De Risi del Messaggero fa il punto sull’inscresciosa situazione che si sta verificando a Roma, dove alcune persone effettuano rapine spacciandosi per poliziotti: come sottolineato da Alessandro Meluzzi, queste azioni possono essere considerate reati due volte, non soltanto perché vanno a colpire le persone laddove si sentono maggiormente al sicuro, e cioè nelle loro case, ma anche perché generano un aumento della sfiducia rispetto al livello di sicurezza vigente in una determinata società. Katia Ricciarelli raccontan di come spesso tali notizie inducano persone note, e quindi maggiormente esposte, a non fidarsi, mentre Alessi non può fare a meno di mettere in risalto che spesso sono gli anziani la categoria più colpita da questo tipo di azioni criminali, che possono provocare in loro anche un malessere psicologico e un senso di colpa non indifferente. La Daniele racconta poi la storia di Angelo (nome di fantasia), imprenditore finito in ristrettezze economiche a causa della crisi che un giorno, in preda alla disperazione, ha deciso di rubare la collana di una donna incontrata per strada per poterla poi vendere, e pagare così qualche bolletta. Angelo, che si è immediatamente pentito del crimine commesso, rischia di dover scontare dai tre ai dieci anni di carcere, oltre a dover sopportare la vergogna e il biasimo della società per la sua riprovevole azione. Chi non mostra pentimento né vergogna sono invece i falsi invalidi scovati in Sicilia e difesi dall’avvocato Daniele Re, che genera le proteste della Daniele e degli altri ospiti presenti in studio quando pretende di giustificare le azioni dei suoi assistiti menzionando la disoccupazione che attanaglia ormai da troppo tempo la Sicilia, mentre subito dopo è la volta di Giorgia, che narra una storia di malasanità che ha avuto per protagonista suo zio, che si è ritrovato il frammento di una pinza nella schiena in seguito ad un’operazione, e per il quale nessuno ha ancora pagato. Infine, Stefano Mattioli, agricoltore di Modena, racconta la storia della rapina subita in casa dove si trovava con moglie e figli: l’uomo, che ha tentato di scacciare i malviventi introdottisi nella sua abitazione, si è ritrovato con un cacciavite conficcato dietro la schiena.