Non manca molto alla messa in onda di Cafè Express, film diretto da Nanny Loy nel 1980. Stasera, venerdì 20 giugno, alle 21.05 su Rai Tre, vedremo Nino Manfredi, nel ruolo di protagonista, interpretare un invalido napoletano che di mestiere vende caffè abusivamente sulla tratta ferroviaria notturna, per sbarcare il lunario. Seguiremo la storia di questo emarginato dalla società, con tutti gli espedienti che mette in capo e le sue disavventure, tra cui un inseguimento della polizia e il tentativo di una banda di ladruncoli di tirarlo tra le loro fila.
Su Rai Tre, nella prima serata di venerdì 20 giugno, andrà in onda Cafè Express, una pellicola diretta da Nanni Loy nel 1980. Si tratta di una commedia all’italiana della durata di circa cento minuti, per la cui interpretazione Nino Manfredi venne insignito del Nastro d’Argento. La vicenda narrata si svolge su un convoglio che percorre una tratta meridionale delle ferrovie di stato, sul quale opera Michele Abbagnano (Nino Manfredi), un personaggio quasi mitico ricercato dai controllori di Vallo della Lucania. Il suo reato sarebbe quello di esercizio abusivo e truffa ai danni dell’ente, per il quale l’uomo è stato addirittura gratificato di un telegramma arrivato dal Ministero dei Trasporti nel quale si chiede di intercettarlo e assicurarlo alla giustizia. Una attenzione del resto parzialmente giustificata dalla grande furbizia con cui Michele elude ogni controllo, muovendosi con una strategia attentamente pianificata che gli consente di non cadere nella rete tesa dai controllori. Nelle situazioni più scabrose ostenta poi un guanto nero che, almeno nelle sue parole, servirebbe a ricoprire la mano persa, che di volta in volta è stata vittima di un incendio, della epica battaglia di Stalingrado o della pressione funesta di due respingenti. E’ un personaggio furbo e sa come muoversi per non cadere nella rete dello Stato. All’occorrenza, cambiano le storie, ma il risultato è sempre assicurato. Nel corso delle sue traversie, l’uomo incontra vari personaggi, uno spaccato popolare che comprende suore, carabinieri, finti preti, donne che fingono di essere incinte al fine di nascondere sotto forma di gravidanza oggetti tecnologici da rivendere a prezzi molto favorevoli. Tra questi anche il figlio (Giovanni Piscopo), scappato dal collegio e al quale si ritrova a dover badare. Proprio mentre offre le sue specialità, caffè normali, lunghi o cappuccini, si ritrova però invischiato in un incontro sgradito, quello con un gruppetto di piccoli furfantelli che gli offrono di collaborare segnalando i clienti più facoltosi in base alla scelta del caffè, che nelle loro intenzioni verrebbero derubati del portafogli all’atto del pagamento. Il suo rifiuto lo espone alle ire dei malavitosi, che si aggiungono a quelle dei controllori. Braccato dagli uni e dagli altri, Michele al termine di uno scherzo dei borseggiatori decide di consegnarsi infine alla polizia ferroviaria, ritrovandosi così faccia a faccia con Ramacci Pisanelli (Adolfo Celi), ispettore capo inviato dal Ministero dei Trasporti a porre fine alla sua carriera di eversore delle leggi dello Stato.
Anche su di lui tenta la carta della disperazione, l’ormai mitico guanto nero, che però stavolta sembra servire a poco di fronte alla fermezza di Ramacci Pisanelli, che del resto conosce alla perfezione i suoi espedienti. Vistosi ormai perso, Michele perde il lume della ragione svelando infine la verità: il guanto infatti nasconde una mano paralizzata, come dimostra il suo picchiare con grande violenza contro le spesse pareti della carrozza su cui sta viaggiando. Nel farlo farlo inizia a maledire l’arroganza di uno Stato capace solo di mostrare i muscoli contro un indifeso come lui, che è costretto a vivere di piccoli espedienti per poter mangiare alla fine della giornata. La sua veemente difesa intenerisce alla fine il burocrate, permettendo a Michele di evitare il carcere, approfittando anche di un presunto malore del figlio. Un finale che gli permetterà di continuare ad esercitare il suo mestiere sui treni statali anche perché mancano elementi che possano portare alla sua incriminazione.
Cafè Express rappresenta una delle più più notevoli interpretazioni di un Nino Manfredi ormai giunto alla piena maturità espressiva. L’attore ciociaro è uno dei pezzi da novanta del cinema italiano del dopoguerra. La sua reputazione è stata costruita tramite una serie di pellicole rimaste nell’immaginario collettivo, in cui ha saputo spaziare tra ruoli comici e drammatici con la stessa intensità e bravura. Tra i film da lui recitati vanno ricordati in particolare Audace colpo dei soliti ignoti (1959), Crimen (1960), Operazione San Gennaro (1966), Straziami ma di baci saziami (1968), Nell’anno del signore (1969), Per grazia ricevuta (1971), Lo chiameremo Andrea (1972), Brutti, sporchi e cattivi (1976) e In nome del Papa re (1977). Pellicole in cui ha recitato con molti dei migliori registi del nostro cinema, come Ettore Scola, Nanni Loy, Mario Camerini, Dino Risi e Luigi Magni.