Brividi, ma anche un sospiro di sollievo. In attesa della terza puntata, settimana scorsa Braccialetti rossi 2 ha certamente fatto preoccupare i fan della serie, visto che alcuni protagonisti stanno vivendo un momento non facile, tuttavia almeno gli adulti sono tornati ad avere un ruolo “rassicurante”. Nella prima puntata della nuova stagione troppo forte era infatti stato lo stacco rispetto a un anno fa. E non tanto per la voce “maturata” di Davide o per la raffigurazione di Toni quale ritardato mentale (e relativo suo utilizzo per gag con cui cercare di strappare qualche risata). In realtà, il vero cambiamento appariva nella totale assenza degli adulti o nella loro incapacità di essere in qualche modo guida o aiuto ai problemi dei ragazzi.
Braccialetti rossi 2 sembrava essere diventato definitivamente un teen drama, ma la puntata di settimana scorsa ci ha fatto riscoprire anche un ruolo (che si spera non scompaia ancora) degli adulti. Anche se sono sorti dei “buchi” nella sceneggiatura di non poco conto. Per esempio, come fa Vale a recarsi di sera sul tetto dell’ospedale per incontrare Leo di nascosto? Certo, si tratta di dettagli. Come il fatto che questa seconda serie si sta dimostrando ancor meno fedele di quanto fosse la prima all’originale catalana. Tanto per dirne una, il fantasma di Davide (Ignasi in “Polseres vermelles”) non dovrebbe essere visto e parlare con Toni, ma con Vale (Jordi). E questo per lo sviluppo della trama originale non è dettaglio di poco conto.
Altra “presa di distanza” che non è sembrata azzeccata è quella che ha visto l’organizzazione di un “party” in spiaggia quale metodo per rievocare e ricordare lo scomparso Davide nel giorno del suo compleanno, quando invece la serie originale aveva visto riunirsi (quasi tutti) i braccialetti davanti alla sua tomba. Può sembrare un dettaglio di poco conto, ma avrebbe forse permesso a tanti ragazzi italiani di capire meglio perché a scuola studiano (si spera ancora che lo facciano) “Dei sepolcri” di Ugo Foscolo.
Senza dimenticare che una scelta del genere lascia scoperto il fianco a una critica come quella fatta da Aldo Grasso, che ha evidenziato come la fiction di Rai 1 sia permeata “dalla retorica buonista con cui tratta le tribolazioni, molto lontana dalla cognizione del dolore”. Osservazione più che condivisibile, visto che in Braccialetti rossi quel che sembra far più male sono i sentimenti: il tradimento di un amico, la delusione amorosa, il senso di colpa. Eppure i protagonisti sono malati, ma del dolore fisico che inevitabilmente dovrebbero patire non se ne coglie traccia.
Anche qui un leggero discostamento dalla serie originale, nonché dalla prima stagione, dove almeno si riusciva a intuire quale fosse il peso e la fatica di un ciclo di chemioterapia. Insomma, i braccialetti italiani hanno deciso di percorrere una loro strada, tanto che si era parlato di una terza serie già in cantiere (quando in Spagna hanno deciso di aspettare che gli attori protagonisti crescano per ambientare le loro vicende in un contesto più “adulto”). Li aspettiamo al banco di prova della terza puntata, dove il dolore arriverà per l’uscita di scena per uno dei personaggi (anche questa, almeno nella serie originale, con un importante scopo ai fini della trama).
(Bruno Zampetti)