SPILLO TV/ Speciale Datacrazia, il viaggio intorno al mondo che lascia solo dubbi
Barbara Carfagna ha curato una puntata dello speciale Tg1 dedicata all’uso dei dati personali, intitolata “Datacrazia”. Il commento di ALBERTO CONTRI

Dopo la bella serie di trasmissioni dal titolo “Codice – La vita è digitale”, andate in onda in agosto su Rai 1 a cura di Barbara Carfagna, i telespettatori interessati agli sviluppi delle tecnologie informatiche attendevano da tempo un nuovo Speciale della brava giornalista, che oramai si sta specializzando in questi argomenti. Come da orario preannunciato, tra le 23:30 e mezzanotte, quelli che si erano accomodati apposta davanti alla tv, hanno dovuto sorbirsi un notevole sforamento fino a mezzanotte e venti di Fabio Fazio, che – oltretutto – per una velenosa eterogenesi dei fini – finisce per assomigliare sempre di più a Vespa.
I pregi. Da tempo Barbara Carfagna si fa mandare in giro per il mondo allo scopo di intervistare innovatori, visionari, professori universitari, geniacci, startupper, e per mostrarci le magnifiche sorti e progressive della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel suo impatto con la nostra vita quotidiana. Lo fa con gran dovizia di mezzi, correndo da Dubai a Londra, dalla Silicon Valley alla Cina, dal nord al sud e dall’est all’ovest del pianeta. Mostrandoci che cosa si può fare con le ultimissime app (assai interessante “l’occhio della polizia”, che coinvolge i cittadini nel supportare la sicurezza pubblica), e come – ad esempio – si sta progettando con la tecnologia più sofisticata la Smart Dubai. Ovviamente non si può non rimanere a bocca aperta di fronte a tanti progetti avveniristici presentati con grande sfoggio di immagini in molti casi straordinarie, e grazie ad un montaggio ancora migliore e più affascinante – se possibile – di quello realizzato per “Codice”. Un altro pregio non indifferente è che, dopo aver dato in passato per certo il successo di invenzioni a rischio come il Bitcoin, Barbara Carfagna ha cominciato finalmente a esporre e a far esporre le tesi più azzardate o rivoluzionarie accompagnandole con un minimo di dubbio. Fino al punto di intitolare “Datacrazia” il nuovo speciale, che finisce domandandosi assai correttamente se l’uso e lo sfruttamento dei dati personali aiuteranno la democrazia a svilupparsi o potranno invece soffocarla.
I difetti. Nonostante l’approccio più prudente che in passato, e non rinunciando all’approccio del buon reporter, si è andati però a scoprire iniziative e progetti (ad esempio Liberland, una nazione “virtuale”!?!) di cui si è faticato sinceramente a comprendere sia gli obiettivi che le basi razionali. Pur avendo tutto il tempo di un lungo speciale a disposizione, l’aver messo troppa carne al fuoco ha costretto l’autrice a sintetizzare e a tagliare nevitabilmente le interviste, che in diversi casi paiono esprimere dei veri e propri ossimori. Nell’insieme traspariva un evidente tentativo di “èpater le bourgeois” (che è poi il pubblico di Rai1), sciorinando tutto ciò che profuma di innovazione, tecnologia e intelligenza artificiale, assaggiando fior da fiore, un po’ come fanno le api, ma per l’appunto sorvolando, sia pure con tecniche di ripresa e montaggio assai raffinate. E’ noto che Barbara Carfagna non ama essere definita il Piero Angela dell’innovazione, ma è lei stessa ad essersi costruita (e a impegnarsi assiduamente nel continuare a costruirsi) questa immagine, facendosi riprendere davvero troppo di continuo mentre passeggia in tutti i santuari della tecnologia e del sapere avveniristico di tutto il mondo, o mentre intervista curiosi personaggi, come il ministro digitale di Taiwan, che è pure un transgender e quindi è sicuramente di gran moda, oltre che ottimo per gli ascolti.
Rimane lecito domandarsi a questo punto quanto sarà costato al Servizio pubblico un simile viaggio intorno al mondo, per poi concludere il programma di un’ora con un più che sacrosanto e ragionevole dubbio sui rischi della datacrazia.
In sintesi: chi l’ha visto è stato informato su cosa bolle in pentola quanto a innovazioni in alcuni settori dell’informatica applicata nei più diversi e lontani paesi. Ma i più attenti avranno anche capito che “visionario” non vuol dire solo avere visione, ma anche immaginare come reali i propri sogni e le proprie fantasie più pazze. Last but not least, mi ero già permesso di criticare in occasione di “Codice” l’assenza almeno di una paginetta web con i link utili ad approfondire i temi trattati. Nonostante le promesse, nemmeno stavolta è stato fatto: tanto impegno e tanta spesa nell’inseguire l’innovazione più avanzata, e poi ci si arresta di fronte a un utile eppur modesto approccio multimediale, dimostrando di non saper uscire dalla gabbia della tv generalista?
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