LE IENE SHOW 2018, SERVIZI/ Dal caso Cucchi alla privacy su Facebook

- Rossella Pastore

La puntata di domenica de Le Iene Show è un inno alla verità. La si cerca passando per il caso Cucchi, fino agli scherzi e alle gag che fanno non poco riflettere.

nadia_toffa_2018 Nadia Toffa a Le Iene

A Le Iene Show, la cronaca si mischia con la politica. E’ un melting pot vincente, la maggior parte delle volte, almeno in termini di ascolti. Poi c’è lo spazio di intrattenimento con lo scherzo al vip e l’intervista al calciatore. Questa settimana tocca a Franco Oppini, la vittima perfetta, e Antonio Cassano, l’intervistato sborone. Quest’ultimo si vanta delle prodezze in campo… e con le donne. Ne ha avute più di seicento, narra la leggenda. Ma che Le Iene facciano infotainment è ormai notorio. Perciò non perdiamoci in chiacchiere (tantomeno in gossip), e cerchiamo lo scoop sul versante lavoro: “Non sogno la Juventus, mi caccerebbero dopo tre giorni”. A fine rec si apprende del ritiro: al di là delle risposte, la vera notizia è questa. L’intervista di stasera è la sua ultima in veste di calciatore.

RITA E ILARIA CUCCHI

Del caso Cucchi, a Le Iene, si erano già occupati ampiamente. Ma mai come stasera: mamma Rita ha preso coraggio ed è decisa a parlare. Lo fa con la stessa freddezza della figlia Ilaria, tradita dalla voce e dal caloroso accento romano. “Nessun perdono” per gli assassini di suo figlio: “Qualcun altro [e indica il cielo] potrà farlo. Ma non io”. I carabinieri implicati sono stati assolti per insufficienza di prove. “Non è il mio fallimento”, interviene Ilaria, “è il fallimento della giustizia italiana. Noi abbiamo comunque vinto: per la prima volta, in un’aula di tribunale, si è ammesso che Stefano è stato picchiato”. Il servizio su Cucchi va in onda ben due volte: la prima, a inizio puntata; la seconda, poco prima della fine. Un modo in più per porre l’accento sulla gravità della questione.

RAZZISTI AL CONTRARIO

Nel servizio a metà serata, un pattuglione di neri mette alle strette i pendolari italiani. Alcuni si vedono addebitare multe salatissime: “Addirittura 300 euro? Ma non ce n’erano di più basse?”. E indica le varie tariffe: è informato, però. Lo stereotipo è completamente stravolto: è il riscatto degli immigrati, che per una volta si prendono la loro rivincita. E lo fanno sugli stessi italiani che li criticano fino all’ingiuria. “Io ho aiutato una nera, prima”, si difende qualcuno, fermato dai controllori perché privo di biglietto. “Sono sceso dal 60 per protesta”. Ha tutta l’aria di una scusa fantasiosa, ma si premia almeno lo sforzo creativo. Al furbetto nessuna multa: era tutta una montatura. Nessuna finzione, invece, per quanto riguarda i dati su Facebook, dal momento che i nostri profili sono potenzialmente visibili a tutti. Le impostazioni della privacy sono estremamente fallaci: basta qualche stringa per rovinare una vita. Vedi cosa succede su Instagram: centinaia di ragazze, ogni giorno, sono vittime di attenzioni indesiderate. Dietro ai fake si celano le persone più disparate: una di queste è Veronica, ragazza trentenne che non è mai andata oltre le ferite adolescenziali.





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