Emanuele Ragnedda, reo confesso killer di Cinzia Pinna, è stato ricoverato: l'imprenditore sardo avrebbe tentato il suicidio in carcere

Mentre le indagini per l’omicidio di Cinzia Pinna proseguono serrate in attesa – ci torneremo – degli imminenti sopralluoghi da parte delle autorità al casolare in cui si sarebbe consumato il delitto, il reo confesso killer Emanuele Ragnedda è stato ricoverato d’urgenza presso l’ospedale di Sassari, ovviamente sotto la stretta osservazione da parte delle autorità: le ragioni, per ora, sono ignote, esattamente come le condizioni di salute del detenuto.



Secondo le prima ricostruzioni – fornite dal Corriere della Sera – sembrerebbe che Emanuele Ragnedda sia stato trovato dagli agenti del penitenziario sardo riverso a terra esanime, con evidenti segni sul collo che farebbero ipotizzare un tentato suicidio, ma il suo legale – il dottor Luca Montella, che nel frattempo si sta recando al nosocomio di Sassari – non ha rilasciato commenti ufficiali sull’accaduto.



Secondo Repubblica – comunque – il reo confesso assassino di Cinzia Pinna non sarebbe attualmente in pericolo di vita e possiamo immaginare che nelle prossime ore (non appena si sarà ripreso) verrà preso in carico dal Servizio psichiatrico ospedaliero che valuterà l’effettiva possibilità di proseguire la detenzione in carcere, oppure ne chiederà il regime di osservazione speciale presso la medesima Asl.

Cinzia Pinna, il punto sulle indagini: si cercano ancora gli eventuali complici di Emanuele Ragnedda

In attesa di sviluppi sulle condizioni di salute di Ragnedda, vale la pena fare il punto sulle indagini attualmente in corso: il caso, ovviamente, è quello relativo alla sparizione di Cinzia Pinna vista l’ultima volta la sera dell’11 settembre salire sull’auto di quello che diventerà il suo assassino; mentre dopo 12 giorni senza alcuna notizia, il corpo della donna è stato trovato nella tenuta di proprietà di Ragnedda che nell’arco di poche ore – dopo l’arresto – ha confessato l’omicidio.



Cinzia Pinna (Foto: web)

L’ipotesi predominante è che Pinna sia stata uccisa dopo aver rifiutato delle avances sessuali da parte di Ragnedda anche se quest’ultimo nega questa versione e parla di legittima difesa dopo che la donna l’avrebbe minacciato con un coltello: si attende, comunque, l’analisi dei tessuti biologici della vittima per sapere se vi sia stato un abuso sessuale; e mentre si cercano ancora gli eventuali complici di Emanuele Ragnedda, gli inquirenti torneranno nelle prossime ore alla tenuta per un nuovo sopralluogo.