Cosa cambia per la cittadinanza italiana con la riforma dello ius sanguinis: le nuove regole per i discendenti all'estero in vigore in due fasi diverse
La riforma dello ius sanguinis è stata approvata dal Cdm: cambiano quindi le regole sulla cittadinanza, in base alle quali oggi Lionel Messi, per fare un esempio, non sarebbe più italiano. Il governo è intervenuto sulla legge che consente ai discendenti di emigrati di ottenere la cittadinanza italiana, anche se sono di terza o quarta generazione.
Questa norma risalente al ’92 aveva causato negli anni molti abusi e storture, perché di fatto acquisivano il passaporto italiano anche persone che non sapevano una parola della lingua italiana, ottenendo il diritto a entrare e muoversi nell’Unione europea per il solo fatto di avere degli antenati italiani che erano emigrati in Sudamerica o Australia.
MESSI E LO IUS SANGUINIS
Il caso più noto è quello del fuoriclasse argentino, che ha il passaporto italiano perché ha un trisnonno originario di Recanati. Ciò si rivelò decisivo per il tesseramento da parte del Barcellona, perché l’escamotage servì a inserirlo in rosa come atleta comunitario. Eppure, Messi non sapeva neppure dove si trova Recanati, come ammise lui stesso in un’intervista.
COSA CAMBIA PER LA CITTADINANZA ITALIANA
La legge 91 del ’92 stabiliva che, alla luce del principio dello ius sanguinis, un discente di un emigrato poteva rivendicare la cittadinanza italiana. C’è stato così un vero e proprio boom, infatti i cosiddetti “oriundi” sono arrivati a quota 6,4 milioni contro i 4,6 milioni registrati prima di tale legge. Il governo Meloni limita fortemente questo principio, intervento su tali regole: il paletto non è fissato più a quattro generazioni, ma due, serve almeno un nonno con la nazionalità italiana.
Pertanto, non viene meno il principio dello ius sanguinis, perché molti discendenti di emigrati possono ancora diventare italiani, ma si fissano limiti precisi per evitare il mercato dei passaporti, valorizzando al tempo stesso il legame affettivo tra cittadini all’estero e il nostro Paese. Infatti, si impone ai discendenti di mantenere i legami con l’Italia, esercitando diritti e doveri almeno una volta ogni 25 anni.
RIFORMA IN VIGORE IN DUE FASI
Altra novità riguarda le procedure di riconoscimento: prima facevano capo ai consolati all’estero, mentre ora se ne occuperà direttamente la Farnesina tramite un ufficio speciale centralizzato. Ma è prevista una fase transitoria di un anno circa per organizzarlo. Ma sono previste anche altre misure per rendere l’erogazione dei servizi più efficiente e moderna. Al tempo stesso si alleggeriscono gli uffici consolari. La riforma dello ius sanguinis si sviluppa in due fasi: alcune norme entrano subito in vigore, la riforma organica dei requisiti e delle procedure scatterà successivamente, quindi è previsto un secondo disegno di legge per completare la riforma.