Zoga, comandante del Battaglione Sparta morto lo scorso maggio a 29 anni durante la battaglia per Volnovakha, ha “lasciato il posto” al padre, Artyom, già capo di stato maggiore delle milizie popolari. Nella città chiave di Adveevka, una ventina di chilometri a nord di Donetsk, “Stiamo avanzando da diverse settimane, ora ci sono dei tentativi da parte dell’esercito ucraino di recuperare le posizioni perdute”, spiega a Libero. “È prematuro parlare di battaglia per la città, si sta cercando di creare piuttosto i presupposti per un accerchiamento operativo”, sottolinea ancora.
Vincere significherebbe “Prendere il controllo delle vie d’accesso alla città. Quando il contingente ucraino non avrà rifornimenti potremo ingaggiare una lotta per liberare la città”. Si parla di liberazione perché “Ad Avdeevka vive la nostra gente. In più, da lì viene aperto il fuoco verso la città di Donetsk, non solo contro le nostre postazioni ma anche contro obiettivi civili. Pochi giorni fa è stato colpito di nuovo il mercato. Bisogna allontanare questo fronte e liberare la città”.
“Spero che l’Ucraina non utilizzi armi di distruzione di massa”
Il Battaglione Sparta sa che gli ucraini potrebbero rispondere con una controffensiva. “Abbiamo raccolto informazioni in merito. Il loro dispiegamento sta aumentando di volume. Probabilmente è ancora presto, il terreno deve assestarsi dopo l’inverno, anche perché i corazzati Nato sono pesanti…”, spiega Zoga padre a Libero. Il suo battaglione si è imbattuto “Nei carri Bradley ad esempio. Ma in generale si vede che ora le unità ucraine che sono lì sono addestrate dalla Nato e armate dalla Nato. Ci sono anche contractor stranieri, li stiamo ancora individuando”.
Nonostante le sanzioni, “Abbiamo tutto quello che ci serve. Sì, possono esserci problemi di logistica anche perché in guerra c’è anche il nemico e le sue contromisure”. Il capo del Battaglione Sparta si dice preoccupato dalle possibili contromosse dell’Ucraina: “Spero che non utilizzino armi di distruzione di massa. Siamo stanchi. Qui si combatte da nove anni. Ma in generale c’è in ballo qualcosa di più grande. Lo scontro è tra Russia e Occidente. Il Donbass è solo un teatro di scontro. Cosa pensa siano stati la Siria, l’Afghanistan, la Libia? Il conflitto è aperto e non si sa dove si potrà arrivare. L’impiego di armi capaci di mettere a rischio l’umanità sarebbe una sconfitta per tutti”.